Un altro tempo per continuare la sciagurata regata in Laguna costa all’Udinese la seconda sconfitta casalinga, contro la Juventus. Troppi gli errori della squadra di Kosta Runjaic nei primi 45’ con Sandi Lovric a fare da emblema di una Zebretta timida e incapace di chiudere gli avversari sull’unico fronte offensivo davvero pericoloso, quello presidiato da Yildiz, abile a partire da sinistra per esaltare la catena con Cambiaso e Thuram, l’interno di centrocampo che, nei piani di Thiago Motta, doveva trovare sfogo proprio da quella parte in fase offensiva.
Di fronte, oltre al già citato Lovric, sostituito non a caso nell’intervallo, in quella zona agivano, senza troppo costrutto, Ehizibue e Kabasele: ebbene, il 2-0 della Juve è nato in quella zona, prima con l’inserimento proprio di Thuram con un diagonale finito sul palo e poi sulla schiena di Okoye per rimbalzare nella rete, e poi con il palo di Yildiz che ha favorito la voleé di Savona. Gli ultimi cinque gol incassati dalla Zebretta tra la fine del primo tempo e la frazione inziale di sabato 2 novembre sono nati tutti in quella zona del campo. Forse è il caso che Mister Kosta si faccia un bel nodo al fazzoletto per verificare nelle prossime sedute di allenamento se qualcosa si è realmente inceppato su quella “catena”.
Ma al di là delle alchimie tattiche – vere o presunte – è stato l’atteggiamento proposto che non è piaciuto o, almeno, è parso lontano anni luce delle prime recite della stagione dell’Udinese. Quasi apatica, sotto ritmo, la squadra di Runjaic è rimasta a guardare la Juve palleggiare all’infinito e senza troppa qualità. Per intenderci, pochi palloni filtranti nella zona centrale del campo per un “giro palla” che potrebbe essere letto anche al plurale per esprimere, tutto sommato, la noia che si respirava allo Stadio Friuli - Bluenergy Stadium. Gli unici che si sono divertiti – per una semplice questione di risultato – sono stati i tifosi ospiti che hanno accolto con soddisfazioni le due impennate favorite dagli errori dell’Udinese e hanno cominciato a scorrere la classifica per annotare il momentaneo riaggancio all’Inter al secondo posto, in attesa delle risposte altrui.
La risposta dell’Udinese, invece, si è concretizzata con una sola azione dopo il vantaggio juventino, un tiro di Keinan Davis molto simile a quello fatto per il gol al Cagliari: stavolta Di Gregorio ci ha messo le manone e disinnescato il possibile 1-1.
Nella ripresa si è visto di più. Con Zarraga al posto di Lovric e Ebosse al posto d Kabasele, la Zebretta si è proposta in modo più quadrato e con un altro spirito. Tanto che dopo pochi minuti ha pure segnato con Davis, pronto a sfruttare uno scontro tra Di Gregorio, in uscita, e Gatti, sul quale, però, ha sentenziato subito l’arbitro Rosario Abisso, deciso a far notare all’inglese la “spintarella” sulla schiena del difensore. Determinante? Solo lui può saperlo, al punto che il Var Paterna non ha neppure azzardato il consiglio di rivedere l’azione al video. Peccato. Anche per l’atteggiamento di Abisso, fin troppo punitivo nei confronti di Davis in tema di contatti e di sicuro non possesso di un metro internazionale.
Nel finale Runjaic ha inserito anche Lucca per Thauvin e Kamara per Zemura: e proprio grazie all’azzurro l’Udinese ha centrato in pieno la traversa a portiere battuto. Sarebbe stato un gol meritato, visto che nella ripresa si è vista più l’Udinese in campo, rispetto a una Juve già proiettata mentalmente – forse – sugli impegni europei. Il calcio, tuttavia, non è uno sport “a punti”, come la boxe. I tre punti vanno a Torino, qui si resta fermi a 16 con alle spalle una marea di avversarie pronte al sorpasso prima della trasferta a Bergamo che per l’Udinese chiuderà l’ennesima tranche di campionato, visto che poi andrà in scena l’ultima sosta dell’anno solare. Insomma, adesso c’è il rischio di scivolare nell’anonimato.