Si scrive carne sintetica, si legge carne coltivata. In sostanza si parla di un cibo creato in laboratorio e di una nuova frontiera che raccoglie ogni anno finanziamenti sempre maggiori, a cui si oppone una parte del mondo agri-industriale che teme lo stravolgimento di un mercato miliardi di euro (nell’ordine di oltre un migliaio). Un esperimento in ampio svolgimento che incontra la diffidenza della popolazione, soprattutto quella meno giovane, verso un alimento “coltivato” ah hoc prelevando cellule staminali da un animale.
Una proposta che tempo addietro dalle colonne del Corriere della sera Milena Gabanelli e Francesco Tortora hanno riassuntivamente spiegato, scrivendo: «Si prelevano cellule da un muscolo vivente per coltivarle in un bioreattore che riproduce le stesse condizioni del corpo animale (temperatura, acidità, ph, etc.) e l’alimentazione avviene con una miscela di nutrienti affinché le cellule si moltiplichino in maniera esponenziale».
«Il sistema – si segnalava ancora – portato su scala industriale, sarà in grado di produrre da una sola cellula 10mila chili di carne. In pratica quelle cellule per diventare hamburger impiegano poche settimane, mentre attraverso la crescita naturale di un bovino occorre un anno e mezzo». E il succo – o sarebbe più appropriato dire: la ciccia – del discorso sta tutta qua. E non è poco.
A condire e speziare la proposta però si sono aggiunte nel tempo polemiche, recriminazioni, osservazioni e obiezioni più che legittime, che ha spaccato l’auditorio in due: con le sinistre che da una parte insistono su una «risoluzione di una serie di problemi, ivi compreso quello dell’inquinamento da allevamenti intensivi». E chi, come il ministro Lollobrigida e il governo, sottolineano la necessità di tutelare gli italiani, gli allevatori, i consumatori, che avranno la certezza di portare sulle proprie tavole cibo di qualità che hanno permesso alla nostra Nazione di essere una superpotenza mondiale.
Replicando alle accuse di posizione antiscientifica con il ribadire che tale sarebbe chi pensa che sia più giusto «dare soldi a chi produce bistecche in laboratorio anziché a quel mondo della ricerca che deve aiutare la tradizione produttiva nazionale a intraprendere un cammino verso l’innovazione che la porti a produrre di più e meglio». Un dibattito alacremente in corso che ora mostra le prime crepe nelle fazioni notoriamente pro-carne ottenuta in laboratorio, che connota la spaccatura di cui sopra come trasversale. Se è vero che, solo nelle scorse ore, il dibattito si è aggiornato alle dichiarazioni di Bonaccini in merito, tutt’altro che trascurabili. Vediamole.
«Il ministro Lollobrigida stia tranquillo: io e l’assessore regionale Alessio Mammi siamo stati tra i primi firmatari dell’iniziativa lanciata da Coldiretti per una norma europea contro la carne sintetica. Il nostro obiettivo è stato sempre quello di tutelare l’imprescindibile rapporto tra le eccellenze agroalimentari e il territorio della regione, investendo per un’agricoltura più giusta e di qualità», ha sostenuto il presidente ed europarlamentare Pd inserendosi nel solco delle argomentazioni rilanciate a più riprese e dal primo istante dal ministro Lollobrigida.
Bonaccini in linea con la scuola di pensiero governativo, che poi aggiunge anche (più realista del re): «Lo scatto in avanti fatto dal governo Meloni con una norma nazionale che non impatta le grandi multinazionali estere è un primo passo, ma non è assolutamente sufficiente perché l’Ue dica un secco no ai cibi da laboratorio. La creazione di un ampio consenso a livello europeo è l’unica strada che abbiamo per tutelare i nostri produttori e consumatori».
Immediata arriva allora la replica del ministro chiamata in causa dal dem. «Ringrazio l’eurodeputato Stefano Bonaccini per aver chiarito la sua posizione, smentendo ufficialmente la linea del Partito Democratico. Nelle ultime ore, infatti, si era arrivati a una conferenza stampa congiunta con il Movimento 5 Stelle e +Europa, in cui veniva annunciato un ordine del giorno su questo tema, respinto grazie ai voti del centrodestra», rileva in prima battuta il titolare del dicastero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, a proposito della questione della carne coltivata.
Poi aggiunge anche: «Sono soddisfatto che, pur essendo in netta minoranza all’interno del suo partito, come dimostrato dal voto in aula di ieri, Bonaccini abbia scelto di sostenere la maggioranza degli italiani a favore della legge Schillaci-Lollobrigida. Il Governo Meloni sta facendo molto per tutto il comparto, come dimostrato oggi in Emilia-Romagna, dove abbiamo ascoltato le categorie produttive, gli operatori del settore e i cittadini». Concludendo: «Ci chiediamo se De Pascale continuerà a proteggere i nostri produttori o se difenderà le posizioni sulla carne coltivata del nuovo Pd – sostiene il ministro –. Alla luce delle dichiarazioni di Bonaccini, spero che in futuro potremo votare insieme, come accaduto con il collega De Castro per fermare la carne coltivata, nonostante le posizioni del suo partito».
Argomentazioni a cui si sono poi aggiunte le obiezioni e le sollecitazioni alle dichiarazioni di Bonaccini sempre del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, che durante un incontro tenutosi a Ferrara con le associazioni di categoria della pesca e dell’agricoltura del territorio, è tornato sulla questione della carne coltivata, sottolineando che su questo tema occorre chiarezza. E che le forze politiche non possono giocare. Il Governo ha accolto una richiesta forte, nata da una petizione significativa di Coldiretti. Ma ancora più rilevanti sono stati gli ordini del giorno approvati nelle regioni e nei consigli comunali.
E tornando sul punto e le asserzioni in Emilia-Romagna dell’ex governatore Bonaccini e dell’assessore all’agricoltura Alessio Mammi, che si sono spesi in prima persona contro la carne sintetica, si è rilevato: «Solo due giorni fa, tuttavia, il Pd e le forze di sinistra hanno tenuto una conferenza stampa chiedendo l’abolizione della legge, lasciando intendere di voler aprire le porte ai lobbisti di Bruxelles, che ogni giorno fanno pressione sui nostri parlamentari europei per convincerli dei vantaggi — anche personali — di sostenere questo modello».
Il ministro si è quindi chiesto se Pd ha cambiato posizione e ha fatto appello a Bonaccini affinché chiarisca quale sia la sua posizione, dato che il suo partito ha appena chiesto l’abolizione della legge. È evidente che prevale una posizione ideologica, spinta da un sostegno cieco al Green Deal, a discapito degli interessi degli agricoltori e degli allevatori. Infine, il ministro ha poi ricordato che il Governo ha approvato la legge con il voto unanime della maggioranza di centrodestra e persino di una parte dell’opposizione.
Il Partito Democratico ha scelto invece l’astensione, apprezzata come una presa di posizione, seppur non del tutto coraggiosa. Il ministro ha quindi sottolineato in conclusione che la sua collaborazione con i colleghi, specie a Bruxelles, è sempre stata trasversale. E ha lavorato benissimo con Paolo De Castro, con il quale è ancora in contatto e che ha avuto il coraggio, uno dei pochi, di affermare una particolare sensibilità su questo tema.
A stretto giro è arrivato infine anche il plauso di FdI alla richiesta di chiarezza al Pd sul tema: «Bene ha fatto il ministro Lollobrigida a chiedere coerenza al Pd circa la sua posizione sulla carne coltivata alla luce del voto dell’ex Presidente della Regione Emilia-Romagna, oggi europarlamentare, Stefano Bonaccini che ha votato seguendo la linea della legge Schillaci-Lollobrigida, in netta minoranza rispetto al suo partito». Parole che comunque non mancano di sottolineare come «ancora una volta il Pd dimostra di non avere posizioni chiare e condivise al suo interno, continuando a portare avanti ideologie radical chic a discapito degli agricoltori e degli allevatori. Ora ci aspettiamo che anche De Pascale chiarisca da che parte sta», ha dichiarato non a caso la deputata di Fratelli d’Italia Alice Buonguerrieri. Si attende una risposta chiara, netta, e magari univoca il più possibile…
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