È nel nome della «libertà» e del «coraggio» di spendersi per il prossimo, «mantenendo saldi i propri principi anche di fronte alle difficoltà quotidiane» che il vescovo Enrico Trevisi e tutta la diocesi di Trieste si apprestano a festeggiare la solennità di San Giusto martire, patrono della città, celebrato ogni anno il 3 novembre.
Le celebrazioni inizieranno già sabato sera, quando alle 20.30 il presule presiederà la tradizionale veglia di San Giusto: per l’occasione la cattedrale sarà animata dalla pastorale giovanile, che quest’anno avrà come tema quello dei “giovani uomini e donne della pace”.
È proprio a loro, ai giovani come lo era San Giusto, che Trevisi dedicherà parole di «incoraggiamento» e «speranza»: perché possano «conservare la fede» e la «voglia di impegnarsi» nella vita nonostante le tante complessità della contemporaneità.
«Attraversiamo un tempo pieno di violenza, insanguinato dalla guerra, dalla privazione della libertà e del riconoscimento dei diritti delle persone: eppure – ricorda il vescovo – proprio San Giusto ci mostra che vale sempre la pena battersi e impegnarsi per ciò che è giusto».
Ancora di più in questo presente segnato dall’inverno demografico, dalle povertà emergenti, dalla solitudine giovanile e dal dramma dei migranti abbandonati all’addiaccio, c’è «tanto bisogno – l’appello di Trevisi – di uomini e donne della pace, capaci di essere coraggiosi come lo fu San Giusto, pronto a dare la vita per difendere la libertà: anche nel nostro tempo – osserva – abbiamo tante occasioni per testimoniare la fede».
Parole che il vescovo ripercorrerà anche domenica, nell’omelia che accompagnerà la tradizionale messa dedicata al patrono cittadino. Le celebrazioni della solennità inizieranno alle 10.30, sempre nella cattedrale di San Giusto. Poi, nel pomeriggio, a partire dalle 16.30 il presule presiederà la preghiera del Vespro dedicato al martire, e nell’occasione conferirà il mandato ai catechisti dell’iniziazione cristiana.
«Quest’anno come mai – riflette Trevisi – San Giusto ci appare di grandissima attualità: un uomo di fede capace di essere forte anche nelle sfide più complesse, senza mai cadere in tentazione o cedere alla mancanza di speranza».
Un «modello soprattutto per i giovani», osserva il vescovo, dedicando infine un pensiero ai tanti ragazzi che «oggi si sentono soli e fragili davanti alle difficoltà della vita, fragilità che può sfociare nella violenza o nella tristezza: a loro – chiosa Trevisi – dico di non perdere mai fede e speranza, perché c’è sempre la possibilità di spendersi e realizzare un mondo migliore». —
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