Quella dell’erba dello stadio Nereo Rocco sembra ormai una storia infinita, con le zolle che non ne vogliono sapere di stare ben ancorate al terreno. Le condizioni del campo sono di nuovo pessime e, se non dovessero nettamente migliorare entro un mese, il prossimo passaggio potrebbe prevedere una benedizione. Ironia a parte, va riconosciuto che tutto ha remato contro, la natura in primis: temperature elevatissime e piogge molto abbondanti non hanno infatti facilitato l’assestamento del nuovo manto erboso.
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La Triestina, a sue spese, ha sottoposto una zolla a dei test, per capirne il grado di salute, e non sono stati trovati funghi, insetti o malattie. Si è deciso però di procedere ugualmente con una cura da cavallo. Nei giorni scorsi sul campo sono state sparse «7 tonnellate di zeolite, utile a indurire terreno e zolle, e si è proceduto con la semina di 500 chili di semi, per infittire l’attuale cotico erboso», spiega Giovanni Castelli, l’agronomo più quotato d’Italia per quanto riguarda i campi da calcio, consulente della Lega Calcio e del Comune di Trieste.
Il professionista non nega di aver assicurato in precedenza un netto miglioramento del terreno già per gli inizi di ottobre, «ma poi ci sono state condizioni meteo avverse e un utilizzo importante del campo», spiega.
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Ora però Castelli vede uno spiraglio: «Finalmente, dopo la gara dell’8 novembre con il Giana Erminio e quella successiva del 22 novembre con il Renate, il campo per due settimane potrà lavorare. Durante questa pausa l’erba comincerà a radicare e il campo si solleverà sempre meno. Nella sfida con il Renate si comporterà già diversamente». Meno di un mese, quindi, e tifosi e giocatori potranno vedere la luce infondo al tunnel, stando alle previsioni dell’agronomo.
Per capire bene, attraverso la spiegazione dello stesso Castelli, perché il manto erboso del Rocco si comporta in questo modo, ripercorriamo alcune tappe.
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Dopo i problemi, le polemiche e le partite a Fontanafredda seguiti al concerto dei Måneskin, il campo era stato sottoposto a un intervento d’urto, finanziato con 1,3 milioni dalla Regione e affidato alla Figc. In questa partita, il Comune e la Triestina non hanno avuto ruolo e quindi neppure responsabilità. Dopo la sostituzione di 3 mila metri cubi di terreno – sono stati necessari 260 autotreni – la scorsa primavera si è provveduto alla rizollatura.
Sono state impiegate «zolle erbose di varietà Poa pratensis, dello spessore di 35 millimetri, erba di specie “microterma” che, a differenza della “macroterma” funziona con temperature basse», illustra Castelli. Le zolle sono state raccolte in un vivaio di Oppeano, vicino a Verona, che fornisce molti stadi di serie A e B, compreso quello di San Siro.
A quel punto la Triestina ha giocato le partite di fine campionato su un campo perfetto. Dopo i concerti di Ultimo e Max Pezzali, a fine giugno è avvenuta la nuova rizollatura: stesso vivaio, zolle dello stesso tipo, ma «le zolle microtermiche in estate fermano la loro crescita – spiega Castelli – e l’erba non vegeta». Così, quando i tappeti d’erba sono stati srotolati al Rocco, «avevamo un erba esteticamente bella, ma con poche radici», precisa. Per radicarsi il terreno avrebbe avuto bisogno di tempo, poche sollecitazioni e meteo favorevole. Circostanze sulle quali non si è potuto fare affidamento.
Si confidava sul fatto che «prima o poi la temperatura si sarebbe abbassata – così l’agronomo – e l’erba avrebbe ricominciato a fare radici. Invece, le temperature hanno continuato ad essere elevate e poi, a ottobre, quando hanno iniziato a diminuire, ci sono state piogge molto abbondanti». Con una contestuale sollecitazione dell’erba, tra partite infrasettimanali della Triestina, il torneo internazionale giovanile e la gara dell’Under 21.
Castelli riconosce che da parte della Triestina «ci sia stata la massima collaborazione, hanno rinunciato persino a fare lì la rifinitura pre-partita».
La Triestina, dal canto suo, fa sapere di essere consapevole che «il clima ha inciso molto sul manto erboso, ma noi abbiamo sempre assicurato la massima collaborazione e ora confidiamo nelle previsioni di Castelli». La società ribadisce: «Vogliamo giocare a casa nostra, al Rocco, aspettiamo con fiducia che il terreno torni a posto».
I tifosi però si pongono due quesiti. A questo punto, sarebbe meglio rizollare il campo? «No – assicura l’agronomo –: l’erba nei vivai sta affrontando gli stessi problemi di quella del Rocco, ha appena iniziato a vegetare, quindi è meglio curare il prato che abbiamo». Era meglio scegliere un prato ibrido, misto sintetico? «Rifare tutto il campo in ibrido costerebbe 500 mila euro», evidenzia Castelli. Cifra difficile da sostenere per l’impianto sportivo di Trieste, e che a quel punto imporrebbe una seria riflessione per i concerti. «Sostenibile per San Siro – osserva – che in un’estate ospita una quindicina di date», con una capienza tra l’altro tripla rispetto al Rocco. —
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