La scrittura, il segno e il cinema, tre linguaggi per raccontare il percorso artistico e umano di un maestro contemporaneo della pittura e incisione mondiale, Safet Zec.
L’artista sarà ospite venerdì 18 ottobre alle 18 de “I Colloqui dell’abbazia. Il viaggio della carta geografica di Livio Felluga” secondo appuntamento della sezione autunnale della nona edizione della rassegna curata da Elda Felluga nel complesso abbaziale in Comune di Manzano.
Ricco il parterre di ospiti per un incontro in anteprima regionale davvero extra-ordinario. Per la scrittura il dialogo vedrà il coinvolgimento di Hana Zec e Federico Fazzi della francese Qupé èditions che hanno curato la pubblicazione di “Guida anacronistica di Venezia per tutti coloro che accettano di perdersi”, uscita prima Oltralpe e ora nella versione italiana tradotta dallo stesso Fazzi.
Prezioso compendio di tracce per una passeggiata per Venezia, fuori dai luoghi comuni. Un cammino tracciato dai testi dotti e originali, ironici e evocativi di Pascal Bonafoux. Passi di meravigliose rifrazioni senza tempo dei segni e colori, della matericità e poesia dei paesaggi, dei dettagli e dei particolari, di una città senza eguali rivelata dalle pitture e dai disegni di Safet Zec. Perché Venezia inventa un tempo che non ha nulla a che fare con il passare del tempo.
Un tempo che si può sentire quando la città è vuota (o quasi), silenziosa, si legge nella digressione che apre la lettura. Vana la ricerca di capitoli o indice, le pagine sono una collana di perle di vetro colorate che segnano un cammino, un vagabondare con l’anima all’erta, pronta per ricevere la bellezza inaspettata, non contemplata, la sorpresa.
Il segno dell’artista bosniaco che giunse a Udine nei primi anni ’90 del secolo scorso in fuga con la sua famiglia dalla guerra che dilaniò la sua terra, sarà raccontato dalla mostra di incisioni dal titolo “La grafica d’arte di Safet Zec” curata da Giuliano Pavan e allestita nella Sala del fuoco dell’abbazia.
L’esposizione presenterà 23 opere realizzare con le tecniche dell’acquatinta-puntasecca e cera molle, dal 1984 al 2010. Lavori che permettono di ritrovare i temi cari al maestro, alcuni dei quali a colori: nature morte, paesaggi, alberi dalle chiome maestose, pani adagiati su stoffe e mani in preghiera. Incisioni stampate a Udine, eccetto quella del 1984, nella stamperia di Corrado Albicocco che, quando Zec arrivò nel capoluogo friulano, lo accolse nella sua bottega affinché potesse avere un luogo dove continuare a lavorare. Zec era stato preceduto dalla sua fama e trovò in Albicocco un compagno con il quale il dialogo difficile sul piano linguistico era assoluto sul piano della sensibilità artistica e passione per l’arte.
Il terzo momento dell’incontrò sarà dedicato alla proiezione di un estratto dal documentario dal titolo “The Masters' path” di Gorčin Zec. Un viaggio dell’uomo e dell’artista che è stato anche migrante.
Dalla sua infanzia, ultimo di 8 figli di un calzolaio in una piccola città vicino a Sarajevo in Bosnia Erzegovina. Già a 6 anni il suo grande talento per il disegno era manifesto e lo portò, non senza sacrifici, a frequentare prima l’istituto d’arte di Sarajevo e poi l’Accademia a Belgrado, fino ad entrare nel gotha artistico del suo Paese.
Lo scoppio della guerra e la conseguente disgregazione della Jugoslavia lo obbligò all’esilio, giunse a Udine e poi a Venezia. Il richiamo della sua terra non si è mai perso e appena possibile Zec è tornato a Sarajevo e a Počitelj dove ha ricostruito la casa devastata dal conflitto, che con la moglie Ivanka, lei stessa artista incontrata in accademia, aveva acquistato.
Venezia, Sarajevo e la piccola Počitelj, queste le città dove vive e lavora.
Nel 2017 l’Abbazia di Rosazzo aveva ospitato “Exodus Arte per credere”, maestosi teleri collocati alle pareti delle navate laterali aventi come tema l’umanità sofferente e martoriata di migranti in fuga da terre senza futuro. Ingresso all’incontro libero, gradita la prenotazione all’indirizzo fondazione@abbaziadirosazzo.it.