Quanto sta compiendo Ducati in questo 2024 è assolutamente sensazionale. Ormai è un evento quanto la Casa di Borgo Panigale NON monopolizza il podio. La tripletta è diventata la consuetudine nella stagione corrente, poiché ne sono arrivate ben 11 su 16 Gran Premi! Talvolta si è persino andati oltre, calando il poker o chiamando la cinquina, come accaduto domenica a Motegi.
Alla luce della situazione, verrebbe da dare un’occhiata a quello che potrebbe essere battezzato “il Mondiale degli altri”, ovverosia la rincorsa a un ipotetico titolo riservato a chi non cavalca una Desmosedici. Un po’ come quando, nella feroce F1 turbocompressa degli anni ‘80, vennero istituiti il “Jim Clark Trophy” e il “Colin Chapman Trophy” per premiare il miglior pilota e la migliore squadra dotate di motore atmosferico.
La differenza tra i propulsori sovralimentati e quelli aspirati raggiunse infatti un livello tale da spingere la Federazione Internazionale a creare una “categoria protetta”. Orbene, è esattamente quanto si dovrebbe compiere anche nella MotoGP del 2024, la cui varietà al vertice è stata sbranata dallo spietato branco Ducati, il cui predominio sulla pista è tale da lasciare agli altri predatori solamente gli avanzi.
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Dunque, se guardassimo al “Mondiale degli altri” (lo intitoli al lettore a chi preferisce), la lotta sarebbe ristretta a tre piloti. Brad Binder (183 punti), Pedro Acosta (181) e Maverick Viñales (163). Non si tratta di tre nomi casuali, poiché sono i centauri issatasi almeno una volta sul podio senza poter contare su una Desmosedici. Per la verità, Top Gun è stato l’unico capace di vincere (ad Austin), mentre El Tiburòn de Mazarròn si è classificato quattro volte nella top-three. Infine, il sudafricano è stato meno appariscente, ma più costante. Difatti ha raccolto più punti.
Vale la pena di gettare un occhio anche su questa platonica sfida, se non altro perché si può trovare un tema d’interesse ulteriore per questo finale di stagione dominato – oltre che da Ducati – dalla volata tra Jorge Martin e Francesco Bagnaia per il titolo. Quello vero e proprio.