L’auto che prende velocità, i freni che stridono, gli pneumatici che slittano sull’asfalto e l’inconfondibile rumore del botto provocato dall’impatto tra auto e moto. Poi il silenzio e il corpo del motociclista rimasto senza vita a terra. Si è trattata di una semplice simulazione, e quel corpo in realtà è stato solo un manichino, ma nella mente e negli occhi di 200 ragazzi di quarta e quinta superiore, quelle immagini e quei suoni sono stati pura realtà. Una campagna shock per invertire una tendenza che vede la Marca, maglia nera in Veneto per incidenti stradali e che da inizio anno ad oggi ha contato 55 morti sulla strada.
Ieri al Sant’Artemio si è svolto il primo Drive camp, progetto di sicurezza stradale nato con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani sui possibili rischi alla guida di un mezzo attraverso la simulazione di incidenti reali e fornire linee guida e consigli pratici su come prevenire un sinistro e affrontare situazioni di pericolo. Sul posto sono intervenute tutte le forze dell’ordine, polizia, carabinieri, guardia di finanza, vigili del fuoco e i sanitari del Suem 118, che si sono resi operativi durante i crash test, proprio come se gli incidenti fossero reali. L’evento è stato organizzato dalla Provincia in collaborazione con il Tavolo per la sicurezza stradale, la prefettura di Treviso, l’Ulss 2 Marca Trevigiana, il Comune di Treviso, La Rete di Malachia, l’ufficio scolastico provinciale, la questura di Treviso, CentroMarca Banca e la Federazione motociclistica italiana, rappresentata dal professor Marino Biscaro, che si è occupata di organizzare nel concreto gli scontri in cui sono stati coinvolti auto, scooter e biciclette. Nel corso delle simulazioni sono state spiegate agli studenti delle scuole superiori le dinamiche degli scontri.
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«Il Drive camp di oggi è il risultato di un lavoro iniziato dalla Provincia oltre vent’anni fa e che ha trovato compimento in un progetto che questa mattina ha portato direttamente al Sant’Artemio la sensibilità dell’Ente sul tema e la competenza di forze dell’ordine, vigili del fuoco, Suem 118, medici e psicologi», sottolinea Stefano Marcon, presidente della Provincia di Treviso, «un esperimento ben riuscito: oggi ragazze e ragazzi hanno potuto vedere in prima linea cosa comporta un incidente a trecentosessanta gradi e capire cosa fare per tutelarsi. Come Provincia continueremo a lavorare e a proporre anche in futuro».
Presente all’evento anche il sindaco Mario Conte: «Fondamentale realizzare iniziative di sensibilizzazione come queste, osservare l’impatto e l’urto lascia davvero scioccati e speriamo che queste immagini forti servano a sensibilizzare i giovani e i meno giovani e capire che alla guida non si può essere alterati o distratti». Nell’operazione di sensibilizzazione dei ragazzi sulla consapevolezza mentre si è alla guida, un ruolo centralo lo ha giocato la scuola: «Un nuovo progetto per sensibilizzare studentesse e studenti su un tema importantissimo, quello della prevenzione dagli incidenti, per imparare come evitare possibili rischi, prendere consapevolezza e proteggersi», ha affermato Barbara Sardella, dirigente dell’ufficio scolastico provinciale, «ringrazio la Provincia che ci coinvolge sempre e tutte le autorità sul campo che hanno dimostrato quello che succede davvero sulla strada».
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«Un onore partecipare a un progetto come questo, che ha messo in rete le competenze di Enti, Ulss2 e Forze dell’Ordine a beneficio dei giovani», ha evidenziato Alessandra Simone, questore di Treviso a cui si sono aggiunte anche le parole del prefetto di Treviso, Angelo Sidoti: «Capire cosa accade durante un incidente e, soprattutto, quali azioni mettere in atto per evitarlo è uno insegnamento importante per i giovani. L’iniziativa proposta oggi, in sinergia con Provincia e Tavolo per la sicurezza stradale, ha messo in luce anche le dinamiche e l’operatività delle forze dell’ordine, un’occasione nuova per la comunità scolastica». Dopo le simulazioni, il Drive camp è proseguito nell’auditorium del Sant’Artemio, dove i ragazzi guidati dalla psicologa del traffico, Marianna Martini, hanno analizzato le loro emozioni. Una giornata memorabile per i duecento studenti che per oltre quattro ore hanno seguito il percorso proposto dai tecnici e dai formatori. L’impatto tra i veicoli, lo schianto, i feriti, le ambulanze, i camion dei vigili del fuoco e i rilievi dei carabinieri hanno reso reale quello che nella loro testa finora era solo un racconto di qualcuno o un’immagine statica su una pubblicità progresso.