L’Italia del tennistavolo ha conquistato la prima medaglia alle Paralimpiadi di Parigi. È il bronzo di Federico Falco (testa di serie n. 5), che nella semifinale del singolare di classe 1 è stato battuto per (13-15, 6-11, 11-4, 12-10, 2-11) dal cubano Yunier Fernandez (n. 7).
In avvio l’azzurro ha quasi sempre inseguito e si è riportato a contatto. Ha annullato due set-point (9-10 e 12-13), non ne ha sfruttati altrettanti (11-10, 12-11) e al terzo dell’avversario (13-14) ha ceduto.
Il caraibico ha iniziato bene anche il secondo parziale (3-1) e ha allungato sul 5-2 e sull’8-3. Si è procurato sei palle set (10-4) e ha concretizzato la terza. Al ritorno al tavolo Falco ha assunto il comando (3-0), ha subìto il recupero (3-2) ed è ripartito (5-2). Dal 5-3 ha dilagato (9-3) e dal 9-4 è andato fino in fondo.
Nella quarta frazione Fernandez è andato in testa (5-2) e il tecnico ha chiamato timeout. Il 30enne veronese è scivolato a -4 (2-6) e dal 4-7 ha ribaltato la situazione (8-7). Anche la panchina cubana ha chiesto il tempo tecnico e al rientro è salito sul 9-7 ed è stata superato (9-10). Falco ha cancellato il match-point, si è guadagnato un set-point (11-10) ed è stato efficace.
Alla “bella” inaspettatamente Fernandez è scattato sul 7-0 e ha ottenuto l’accesso alla finale. A Falco rimane un bronzo ai Giochi scintillante, il miglior risultato della sua carriera in singolare. Il veneto era stato per due volte terzo agli Europei e in due occasioni era arrivato ai piedi del podio ai Mondiali, perdendo in entrambi i casi per 3-2 nei quarti.
«Con il senno di poi - commenta Falco - è stato decisivo il primo set. Ho avuto due palle per chiudere e le ho buttate via. D’altro canto nel quarto parziale ero sotto per 6-2 e ho rimontato, annullando anche un match-point. Peccato per l’andamento del quinto set, non avevo più energie mentali. Ho sbagliato le scelte e ho commesso troppi errori gratuiti. Due partite così toste come il quarto di ieri e la semifinale odierna hanno influito su quel finale. Vuol dire che ci sono ancora degli aspetti su cui lavorare. Non è comunque il momento di recriminare troppo. Mi godo questi giorni trascorsi a Parigi e l’impresa di ieri (contro il coreano Joo, n. 1 al mondo, ndr). Sono soddisfatto. C’è un po’ di amarezza, perché sono andato vicino a qualcosa di ancora più importante e quando lo stai per toccare con mano e ti scappa un po’ dispiace. Bisogna farsene una ragione, questo è lo sport che ci siamo scelti».