Fino a due giorni fa American Magic aveva inanellato tredici sconfitte consecutive contro Luna Rossa: sette nella Prada Cup disputata tre anni fa e sei nella Louis Vuitton Cup in corso di svolgimento a Barcellona. Il sodalizio italiano era stato impeccabile contro gli statunitensi e si era portato sul 4-0 in semifinale, a un solo successo dalla qualificazione all’atto conclusivo del torneo degli sfidanti. I ragazzi dello skipper Max Sirena erano in una situazione di acclarato vantaggio, ma poi gli episodi sono stati avversi la compagine tricolore.
In gara-5 una manovra sbagliata ha portato a una spanciata, in gara-6 il vento ballerino ha premiato gli americani, in gara-7 si è rotto il carrello della randa quando James Spithill e compagni erano in vantaggio di una novantina di metri. Dal poter chiudere i conti in maniera ci si è ritrovati a dovere fronteggiare una rimonta e a dover tornare in acqua sul 4-3, con una rottura tecnica che andrà risolta nella notte e con inevitabilmente lo spettro di Oracle.
Vero che Oracle e American Magic sono due entità completamente differenti (una batteva la bandiera del Golden Gate Yacht Club, l’altra difende i colori del New York Yacht Club), vero che sono passati undici anni e vero che l’equipaggio è quasi completamente diverso, ma entrambi sono sodalizi statunitensi e la leggendaria rimonta compiuta nella America’s Cup del 2013 (da 1-8 a 9-8 contro Team New Zealand per alzare al cielo la Vecchia Brocca) va purtroppo tenuta in seria considerazione.
Ricordiamo quella formazione guidata dal CEO Russell Coutts: James Spithill erano lo skipper e timoniere, Ben Ainslie e John Kostecki erano i tattici, Tom Slingsby erano lo stratega, Langford, Newton, Kirby erano i trimmer. Di quell’equipaggio è rimasto Tom Slingsby che ora è proprio il timoniere di American Magic e sogna di replicare la rimonta, ma James Spithill è nel frattempo diventato il timoniere di Luna Rossa e deve cercare di contenerlo.