È sempre una bella notizia, quando una vetrina chiusa da tempo torna a nuova vita. E però qualcosa vorrà dire se le sole attività in grado di aprire sono, praticamente ovunque in città, sempre legate a ristorazione e bar.
L’ultimo esempio – caso singolo che racconta tuttavia un trend – riguarda una delle zone più frequentate e centrali di tutta la città.
Da qualche settimana sono infatti iniziati i lavori di ristrutturazione dell’ex gioielleria Buccellati, alle Mercerie dell’Orologio.
Si tratta di un immobile di grande valore, con elementi architettonici di pregio, realizzato da Franca Semi, docente Iuav nonché allieva dell’architetto Carlo Scarpa, il cui stile architettonico si nota negli elementi che caratterizzano il locale nelle Mercerie dell’Orologio.
Nell’agosto del 2023, Buccellati, marchio presente in laguna da circa 30 anni, aveva annunciato il suo trasferimento in Salizada San Moisè.
Ora, dopo un anno di serrande abbassate e di trattative, si è arrivati alla svolta. E così l’immobile è stato dato in affitto a una società, di origini albanesi e già presente in città da tempo con diversi pubblici esercizi.
Acquistata la licenza da un altro locale in zona San Bortolomio, nei prossimi mesi lì aprirà un nuovo ristorante. L’affitto mensile, per una delle aree più ambite e più di passaggio tra San Marco e Rialto, supera i 20 mila euro al mese.
Grazie al regolamento che vieta nuove licenze e ne impone il trasferimento all’interno di micro aree, il saldo di pubblici esercizi resta invariato. A variare è però la concentrazione, sempre più alta, di locali nell’area delle Mercerie, tra San Marco e Rialto.
Guardando poi alla tipologia di negozi, il ricambio di attività è sempre più merce rara: se un bar chiude, un altro è pronto a riaprire; se a non farcela più è un negozio di vicinato, il fondo resta vuoto per anni in attesa del miglior offerente. Rappresentato, il più delle volte, da un pubblico esercente.
Alcuni esempi. L’ex banca in campo Sant’Aponal diventata un bar, il negozio di casalinghi nel campiello dietro la chiesa dei Santi Apostoli diventato ristorante, la tabaccheria di San Zaccaria diventata anch’essa un bar-ristorante. Insomma, i casi si sprecano.
Il fenomeno non è certo nuovo. Laura Fregolent, docente di pianificazione urbanistica all’università Iuav, da anni ne studia le dinamiche e le conseguenze.
«Quello che sta avvenendo», spiega, «è una fortissima polarizzazione del settore economico legato al cibo e più in generale alla ristorazione. Tutta la città ne è coinvolta, ma certamente il fenomeno è concentrato ancor di più nelle aree centrali di San Marco e Rialto. Serve un’analisi a 360 gradi se si vuole cercare di porre un argine».
A risentirne, infatti, non è soltanto l’offerta commerciale, ormai sempre più appiattita. Ma lo stesso tessuto sociale ed economico della città, alle prese con flussi turistici in crescita e con lo spopolamento. Tutto si tiene, secondo la docente Iuav.
«Si è ormai persa l’eterogeneità dell’offerta commerciale», dice ancora Fregolent, «si sta perdendo un ecosistema commerciale. Le norme del Comune e gli interventi come quelli per contrastare gli effetti della movida servono a dare risposte importanti ai cittadini. Ma non basta il regolamento sulla singola materia. Devono essere affrontati in maniera strutturale e congiunta aspetti come il futuro del commercio, il turismo di massa in città, la residenzialità, il numero di case pubbliche vuote. Altrimenti il destino della città è segnato».