PAVIA. Distrofia muscolare e sport possono convivere. Luca Setta ha 38 anni, vive in Borgo e nel 2010 si è laureato in educazione motoria a Pavia. Di professione fa il personal trainer. Due anni fa gli è stata diagnostica una rara forma di distrofia; lui invece di arrendersi, non solo ci convive, ma pratica pure sport estremi. La sua disciplina preferita è l’Ironman e domenica 22 settembre sarà a Cervia pronto ad affrontare in rapida successione 3,8 km di nuoto, 180 km in bicicletta e un’intera maratona (km 42, 095 di corsa).
«Gli esperti dicono che occorre un anno per preparare un Ironman - attacca Luca – io ho deciso a marzo. Ho eliminato il riposo settimanale e spalmato gli allenamenti lungo tutta la settimana, alternandoli col mio lavoro. Mi sentivo talmente bene che riuscivo a gestire i carichi sui tre sport e la palestra, dove, per la mia problematica, dovevo curare il potenziamento. La sensazione era che più stimolavo il mio corpo più stavo bene. Ho fatto 25 ore di allenamento settimanale, arrivando nel fine settimana a 6 ore di bici e 4 di corsa, perché la distrofia mi obbliga a essere più lento, per cui quello che gli altri fanno in due ore io ne impiego 4. Nella corsa ho studiato una strategia perché il mio corpo non può reggere una maratona senza fermarsi, per cui ho diviso gli allenamenti in corsa e camminata, farò così anche in gara. Nelle settimane di carico sono arrivato a 350 km in bici, tra i 9 e 12 km di nuoto e a 40 km di corsa».
«L’Ironman – continua Setta – è una prova estrema, una sfida per fisico e testa. E’ stato un viaggio che mi sono goduto, sapendo che sarebbe stata una sfida impegnativa. La mia patologia mi ha fatto perdere circa 20 chili di massa muscolare. In teoria la distrofia avrebbe dovuto agire solo una parte del mio corpo, invece ha colpito tutto. A quanto mi hanno detto andrà lentamente a colpire anche ossa e cuore».
Setta è sereno, non ha mai smesso di allenarsi. «I medici mi hanno detto che sto reagendo bene – aggiunge Luca – ho capito che stavo facendo qualcosa di grande. In questo momento potrei essere in condizioni peggiori. La distrofia è stata un dono, mi ha fatto capire il valore della vita e quanta potenza c’è nella mente per superare gli ostacoli. Ho cercato di fare della mia malattia un punto di forza».
Setta ha scelto anche la squadra, la Una Team, che fa parte di Una onlus - Associazione genitori oncologia pediatrica. «Attraverso di loro ho conosciuto tante persone – chiude il pavese – che vivono grandi sfide. Nel mio piccolo sono un testimonial di come con alimentazione e stile di vita sani e una mentalità corretta si può vivere in maniera positiva e andare avanti anche con patologie come la mia. Ho realizzato un braccialetto con la scritta “Vinco io”, quando sono in difficoltà lo guardo e mi carico. Nelle gare di avvicinamento lo ho portato con me e distribuito a chi vedevo in difficoltà».
Maurizio Scorbati