Quando si parla di digitalizzazione di tantissimi aspetti della nostra vita, partendo da quelli relativi alla sfera lavorativa/professionale, sono molti gli attori in campo. Ci sono i dipendenti di un’azienda che devono essere adeguatamente formati attraverso per imparare nuove “skills” al passo con innovativi strumenti che facilitano il lavoro; ci sono le grandi (ma non solo loro) aziende del mondo tecnologico che forniscono questi servizi e strumenti utilizzati – oramai – da moltissime società. Poi ci sono i più giovani, coloro i quali un domani si affacceranno sul mondo del lavoro e avranno necessità di partire con conoscenze già adeguate e aggiornate. Si parla di formazione scolastica, facendo riferimento alle cosiddette materie STEM, ma anche di un ruolo fondamentale che hanno e devono avere le Big Tech – e non solo – nell’educazione digitale dei lavoratori di oggi e di domani.
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Troppo spesso si pensa che il percorso scolastico in grado di aprire le porte al percorso professionale di un giovane passi esclusivamente dall’Università, dalla scelta del corso di Laurea e delle materie che si intendono studiare. Questo paradigma è vero solamente in parte, visto che il digitale e il tech è diventato elemento predominante in molti aspetti fondamentali del lavoro. Non è un caso, infatti, che la formazione scolastica del nuovo Millennio debba incentrarsi sulle cosiddette materie STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), quelle che permettono ai ragazzi – futura forza motrice del Paese – di ottenere competenze future e futuribili.
Ma qual è e quale dovrebbe essere la correlazione tra Big Tech ed educazione digitale? Prendiamo spunto da una delle risposte che ha dato a Giornalettismo Olimpia Merlo, Responsabile commerciale SMB EMEA di AWS (Amazon Web Services):
«Crediamo fermamente che incoraggiare l’interesse per le materie STEM fin dalla tenera età sia cruciale per sviluppare la forza lavoro tecnologica di domani. Le competenze STEM sono la base per molte professioni legate al cloud, dall’ingegneria dei sistemi all’analisi dei dati, dallo sviluppo software all’architettura delle soluzioni. In Italia, abbiamo diversi programmi educativi attivi».
Ed è questo il punto centrale su cui le grandi aziende devono intervenire per entrare in sinergia con la Scuola che, troppo spesso, non riesce a seguire il passo dei cambiamenti. Soprattutto in ambito tecnologico. AWS, per esempio, ha avviato diversi progetti dove le materie STEM sono al centro della questione.
Dunque, non basta solamente mettere a disposizione – in chiave commerciale – strumenti e soluzioni innovative, ma occorre un supporto alla formazione di chi, un domani, sarà il grande protagonista del mondo del lavoro. Per farlo, occorre anche anche chi guida il percorso scolastico dei giovani (i docenti, ma non solo) sia aggiornato – anche a livello tecnico – sulla direzione digitale che sta prendendo il mondo.
Un impegno importante, figlio di una grande responsabilità. Spesso e volentieri, vediamo che le grandi aziende tecnologiche puntino tutto sul business. Insomma, “creature senza anima” che sfornano quotidianamente nuovi prodotti da commercializzare. Ma senza formazione, chi utilizzerà questi strumenti? Ed è qui che si entra nel gioco della responsabilità delle Big Tech nella formazione. Occorre colmare il digital divide, in modo tale da consentire un eguale accesso a tutte le nuove forme della comunicazione digitale e a tutti i nuovi strumenti tecnologici. E occorre farlo attraverso un’educazione digitale che non ci insegni solamente a utilizzare un software (o similiari), ma anche a riconoscere gli eventuali pericoli di un utilizzo errato. Dunque, le Big Tech hanno un ruolo fondamentale nella crescita della futura classe motrice del Paese.
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