Daniil Medvedev fuori dall’US Open per mano di Jannik Sinner. Senza dubbio è stato questo il duello dell’anno, cominciato con la finale dell’Australian Open vinta dall’azzurro e, al momento, con i quarti americani che hanno regalato all’altoatesino la possibilità di disputare tutte e quattro le semifinali degli Slam, operazione mai riuscita prima a un italiano.
Il russo è apparso deluso in conferenza stampa:
“E’ una dura sconfitta per me, non ero contento del modo in cui giocavo. Ci sono stati alcuni momenti molto belli e altri meno. E’ una sensazione dura quando esci e alla fine è raro che io sia teso, ma alla fine lo ero super teso. Non è una sensazione facile, non sono contento di me stesso, ma questo è il tennis. Ho perso, torno a casa“.
E’ stata una gara con molti “saliscendi”. Come l’hai vissuta in campo? Perchè pensi sia andata così?
“Nel tennis, a volte, non si conosce il motivo esatto per cui accadono le cose e per cui potrebbe valere qualsiasi motivazione. Sta giocando bene e potrebbe essere per come colpisce la palla. Sul perchè sia andata così non ho ancora una risposta e probabilmente non l’avrò. Il primo set è stato orribile per me, peggiore del terzo. Sono riuscito a risolvere molti problemi nel secondo e ho giocato meglio. Nel quarto sono riuscito a risolvere le problematiche del set precedente. La cosa negativa è che alla fine non li ho risolti tutti. Non è stata di certo la mia miglior partita, ma credo che neanche lui abbia giocato il suo miglior tennis. Ha vinto è quindi è stato il suo modo di giocare di oggi è stato meglio del mio”.
Sembrava quasi che tu stessi giocando bene e lui no e viceversa. C’erano una specie di alti e bassi. Pensi che il modo in cui giocavi tu e il modo in cui giocava lui influenzassero il livello dell’altro?
“No, non credo. In allenamento la settimana prima del torneo, ma anche a Cincinnati e Montreal, ho verificato che le palline e i campi non sono facili da gestire. A volte ti senti come se stessi facendo tutto bene e poi sbagli e ti vengono tanti punti interrogativi e viceversa. Prima di scendere fin campo ero più fiducioso con me stesso e pensavo che avrei potuto vincere anche sbagliando qualche colpo. Forse oggi volevo fare schemi un pò più rischiosi, ma mi sono perso nei miei errori e credo sia capitata la stessa cosa a lui. Sono riuscito a metterlo in difficoltà ma non è bastato“.
Mi chiedevo solo come consideri il tuo anno nel suo insieme a livello di Slam e dove pensi di essere rispetto a Carlos, Jannik e Novak?
“Dal punto di vista degli Slam è stato un anno abbastanza buono. Roland Garros e Wimbledon non sono i tornei più facili per me. Ho ottenuto risultati abbastanza buoni, quarti e semifinale. Di sicuro agli Australian Open e agli US Open ho grandi speranze e alla fine ho perso contro lo stesso avversario in entrambe le circostanze. Ma considerando molti dettagli credo sia stato un buon anno. Avrei dovuto fare meglio in altri tornei oltre agli Slam, ma ho ancora la possibilità, mi restano ancora forse quattro o cinque tornei. E’ su quello che dovrei concentrarmi ora”.
Hai affrontato Jannik in tre dei quattro Slam quest’anno e ogni volta aveto giocato almeno quattro set. Come descriveresti l’affrontarlo ora?
“È dura: è uno dei migliori giocatori al mondo, è il numero 1 del ranking e lo merita. È un giocatore difficile contro cui giocare: legge bene la partita, molte volte sceglie il colpo giusto al momento giusto, ed è lì che mi piace giocare con giocatori come lui. Le gare diventano molto serrate e diventa sempre più bello anche raggiungere una palla break. Pensi a cosa fare sul break point o come contrastarlo. Tutte le partite sono state interessanti a modo loro, al pubblico piace. Sarò felice di giocare ancora contro di lui negli Slam.
Pensi che ora che stanno emergendo questi nuovi rivali più giovani, vorresti sfruttare questa offseason per concentrarti sul come affrontarli?
“Mi piacerebbe dire di sì, ma di solito l’offseason dura circa due settimane. L’unica cosa che so è che in realtà è vero che di solito dopo la pre-season bene la stagione, perché è l’unico periodo dell’anno in cui hai delle settimane per prepararti, cosa che non succede mai durante l’anno. Durante l’anno, il massimo che puoi avere è forse due settimane quando non ci sono le Olimpiadi, dopo Wimbledon. Eppure è un po’ diverso. Lavoro sempre duro e ci sono sempre stati avversari duri da affrontare, ora ci sono Carlos e Jannik, prima Rafa, Roger e Novak. Devi solo allenarti duramente, cercare di migliorare il tuo gioco per provare a batterli”.
Cosa pensi della rivalità che hai con Jannik?
“Ultimamente è stata dura per me, ma allo stesso tempo, onestamente oggi, rispetto ad alcune partite che ho giocato con lui l’anno scorso quando ha iniziato a battermi, sentivo che stavo facendo le cose giuste. Semplicemente non sono riuscito a eseguire bene i colpi. Entrambi usciamo da questa partita pensando, okay, ora vedo quello che fa. Beh, l’unica cosa è che io ho perso e lui ha vinto. Quindi si sentirà meglio. Mi piace questa rivalità, perchè ti spinge sempre a migliorare, e a volte perdo, altre a vinco. Cercherò di essere il migliore la prossima volta e questa è l’unica cosa che posso fare“.