Dopo la notizia dei 6 ostaggi uccisi, che ha sollevato un’ondata di rabbia e dolore in tutta Israele. Con lo sciopero generale odierno sullo sfondo – che il primo ministro israeliano non ha esitato a definire «una vergognosa dimostrazione di sostegno ad Hamas e al suo leader, Yahya Sinwar – si consuma anche uno dei più aspri botta e risposta tra il presidente americano Biden e Benjamin Netanyahu. Il motivo del dissidio: il mancato raggiungimento di un accordo che ponga fine alla guerra a Gaza e consenta la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas. Neanche il tempo di intervenire contro lo sciopero – « è una vergogna. Significa dire a Sinwar: ne hai uccisi sei. Eccoci qui a sostenerti», ha detto Netanyahu – che il premier di Tel Aviv si vede costretto a replicare alla Casa Bianca.
Fra gli ostaggi, peraltro, ci sono cittadini Usa, e l’Amministrazione di Biden lavora da mesi con Egitto e Qatar per definire un’intesa. Il presidente degli Stati Uniti sostiene da settimane che l’accordo finale tra Hamas e Israele è «molto vicino». Ma il primo ministro israeliano, a sua detta, «non sta facendo abbastanza». La replica non si fa attendere: «È sconcertante che il presidente Biden stia facendo pressioni sul primo ministro Netanyahu, che ha accettato la proposta degli Stati Uniti già il 31 maggio. E la proposta ponte degli Stati Uniti il 16 agosto. E non preme sul leader di Hamas, Sinwar, che continua a rifiutare con veemenza qualsiasi accordo», dichiara un funzionario di alto livello dell’ufficio di Netanyahu.
E ancora. Le parole di Biden sono «particolarmente pericolose» in quanto pronunciate «solo pochi giorni dopo che Hamas ha giustiziato sei ostaggi israeliani, tra cui un cittadino americano», ha anche aggiunto il funzionario israeliano, riferendosi all’uccisione di Hersh Goldberg-Polin. Una vicenda drammatica, quella dell’uccisione dei sei ostaggi a ridosso della liberazione – e i cui corpi sono stati trovati sabato nella Striscia di Gaza – su cui Benjamin Netanyahu ha promesso una «reazione forte. Hamas pagherà». «L’intenzione del premier israeliano – ha infatti concluso il funzionario ai microfoni della Cnn – è colpire Hamas come Israele non ha mai fatto finora».
E intanto sul brutale omicidio dei 6 ostaggi spunta un documento che almeno 3 di loto erano su una lista dei prossimi rilasci. Sette pagine, anche di mappe. Un testo “chiuso” il 27 luglio. Scritto in inglese. Sarebbe questa la traccia di cui il giornale israeliano Yedioth Ahronoth ha pubblicato un’immagine parziale, a testimonianza di quello che secondo la testata sarebbe il documento che conferma come i nomi di Hersh Goldberg-Polin, Carmel Gat ed Eden Yerushalmi, fossero in una lista di “ostaggi umanitari”. Quelli dei quali Israele si aspettava il rilascio nella prima fase di un eventuale accordo con Hamas per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
Ossia il riferimento concreto alla liberazione delle persone rapite il 7 ottobre scorso in Israele, e tenute prigioniere nell’enclave palestinese, e alla scarcerazione di detenuti palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane.
I tre – Goldberg-Polin, Gat e Yerushalmi – sono tra i sei ostaggi uccisi nella Striscia di Gaza. Il documento con i loro nomi era stato trasmesso – scrive Ronen Bergman per il giornale israeliano, stando alle notizie rilanciate dal Times of Israel – a Usa, Qatar ed Egitto tra la notte del 27 luglio e il giorno successivo. Secondo il giornale, il documento comprende due pagine di testo. Tre di mappe. E due pagine di tavole con i nomi degli ostaggi trattenuti a Gaza, suddivisi in due categorie.
Contiene anche, spiega ancora Yedioth Ahronoth, quelli che il documento definisce come «chiarimenti». Ma che in realtà sono modifiche alla proposta originale di accordo tra Israele e Hamas dello scorso maggio. Cambiamenti che, stando al giornale, avrebbe chiesto il premier israeliano quando era chiaro che Hamas avrebbe accettato la maggior parte dei termini della proposta di maggio. Fonti israeliane citate insistono però sul fatto che proprio quelle modifiche avrebbero fatto saltare le prospettive di intesa.
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