La Germania è in crisi e non è certo una bella notizia per nessuno. Ma a confermare la crisi della locomotiva europea, oggi addirittura in recessione, arriva la decisione storica di Volkswagen, la sua azienda simbolo, che annuncia la chiusura di alcuni stabilimenti e la riduzione del personale. Lo specchio del “tamburo di latta”, come l’omonimo capolavoro letterario di Gunter Grass.
La Volkswagen valuta per la prima volta la possibile chiusura di stabilimenti in Germania nel tentativo di implementare il suo programma di taglio dei costi. Secondo Bloomberg, potrebbe anche essere messo in discussione il patto di salvaguardia dei posti di lavoro fino al 2029 siglato con i sindacati, che da parte loro potrebbero opporsi con forza al progetto. Le ipotesi sarebbero concentrate su un grande impianto di produzione di veicoli e una fabbrica di componenti. Qualsiasi chiusura rappresenterebbe la prima in Germania durante gli 87 anni di storia dell’azienda. “L’ambiente economico è diventato ancora più duro e nuovi attori stanno investendo in Europa”, spiega l’amministratore delegato di Volkswagen, Oliver Blume. “La Germania come sede aziendale sta restando ulteriormente indietro in termini di competitività”.
Il Pil della Germania è sceso dello 0,3% nel 2023, un po’ meno delle previsioni dello 0,4% e quest’anno le cose non vanno certo meglio. Confermata la contrazione dell’economia tedesca anche nel secondo trimestre 2024: l’Ufficio federale di statistica ha confermato che il prodotto interno lordo della Germania è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, come da stima iniziale di fine luglio, in parte a causa della diminuzione degli investimenti e della crisi nel settore edile. Le dichiarazioni di Blume, l’amministratore delegato del colosso industriale, confermano che i tedeschi stanno perdendo molto in termini di competitività.
Olaf Scholz, il cancelliere reduce dall’ennesima sconfitta elettorale, non sa dare una spiegazione razionale alla crisi tedesca. Ne dal governo, che vanta una situazione finanziaria e debitoria irrisoria rispetto a Paesi come il nostro, arrivano risposte concrete. Si rimpiangono sempre di più i tempi di Angela Merkel.
I tedeschi hanno un debito pubblico che è il 59,8% del Pil: meno della metà del nostro(che è del 134%). Nonostante tutto la nostra economia va nettamente meglio della loro. Ed è persino superfluo ricordare che la differenza di debito pubblico è maturata dal dopoguerra alla caduta del muro. Insomma, Meloni guida un’auto di terza mano e corre come una Porsche, mentre Scholz batte le mani sul tamburo di latta.
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