Il ragionamento fatto fino a questo momento sull’episodio del TG1, che ha tagliato la frase del fisico del clima Antonello Pasini che attribuiva la causa dei fenomeni estremi su cui era stato chiamato a dare un parere al cambiamento climatico, trova il suo atterraggio in una questione dirimente per la Rai. Quella, cioè, del contratto di servizio. Più volte Giornalettismo ha affrontato questo tema e si è interrogato sul reale valore e significato che questo documento ha per l’azienda. Spesso, anche da coloro che lo stilano, ci è stato presentato come non vincolante: una bella lettera d’intenti, dove si mettono nero su bianco le buone intenzioni. Poi, pazienza se queste non si realizzano. Non dovrebbe essere affatto così, sia chiaro: quello che si sottoscrive è un impegno, nonché un indirizzo che serve a determinare quale debba essere il valore della Rai come asset pubblico in un determinato periodo di tempo (nel caso in specie, cinque anni). Bene, se partiamo dall’assunto che il contratto di servizio della Rai abbia un reale valore, allora forse dovremmo leggere sotto una diversa ottica quello che è successo al Tg1 delle 13.30 del 28 agosto.
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Partiamo da una premessa. Non è la prima volta che la Rai fa degli scivoloni sul cambiamento climatico. Nel giugno del 2022, durante la trasmissione Cartabianca, c’era stato un forte scontro tra gli ospiti in studio (tra cui il giornalista Francesco Borgonovo) e lo scienziato Luca Mercalli. Quest’ultimo, a causa delle ripetute interruzioni del giornalista – che cercava di smorzare le parole di Mercalli su un istituto contestato soltanto da una nicchia di scienziati negazionisti del cambiamento climatico – era stato costretto ad abbandonare lo studio. Nel 2023, invece, c’era stato molto dibattito sulla voce di un ritorno in Rai di Marcello Foa (che ha condotto un programma radiofonico su Radio1). Barbara Floridia, presidente della Commissione di Vigilanza Rai, aveva ricordato: «L’importante è che non vengano confermate le voci di corridoio rispetto alla presunta volontà di dare spazio ulteriore al “negazionismo climatico”, che invece per me è una battaglia fondamentale». E aveva contestualmente annunciato l’impegno di inserire questo tema all’interno del contratto di servizio (che, all’epoca delle dichiarazioni, doveva ancora essere approvato).
Oggi, questo contratto di servizio c’è e può essere pubblicamente consultato. Non è difficile trovare il riferimento al cambiamento climatico di cui parlava la Floridia. All’interno degli obiettivi che la Rai dovrà raggiungere in quanto concessionaria del servizio pubblico, compare anche un passaggio interessante: alla lettera h) si legge che il servizio pubblico dovrà «sensibilizzare e accrescere le conoscenze scientifiche attraverso una informazione puntuale e continuativa anche con riferimento alle cause, agli effetti e alle soluzioni ai cambiamenti climatici in atto e alla perdita della biodiversità».
Nei fatti, tagliare una frase che metteva in relazione eventi meteorologici estremi con il cambiamento climatico in atto nel Mediterraneo (come affermato nell’intervento modificato di Antonello Pasini nel corso del TG1) significa proprio andare contro la lettera h) del comma 2 dell’articolo 2 del contratto di servizio, che – non a caso – si intitola Principi generali e obiettivi dell’offerta di servizio pubblico. Altro, dunque, che episodio sporadico: qui si parla di una Rai che prima fissa nobili principi e poi li smentisce. Basta un taglio di pochi secondi.
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