Si sono dati appuntamento alle 19 in calle Priuli, a due passi dalla stazione e poco prima dell’area Saffa, i veneziani che hanno partecipato alla Passeggiata di sestiere per dire no allo spaccio, organizzata dall’Assemblea Sociale della Casa (Asc).
Poco più di una cinquantina - di cui il grosso proveniente da altri sestieri della città e dalla Giudecca - hanno preso parte alla camminata che ha attraversato le «zone sensibili», venute alla ribalta quest’estate con episodi di spaccio e microcriminalità. La Saffa, i Tre Archi, Baia del Re e San Girolamo, tutte aree attraversate dal serpentone intergenerazionale che ha saputo riunire i giovani che ruotano attorno al Morion e ai collettivi universitari alle persone più anziane, radicate nell’associazionismo e nei comitati cittadini.
«La responsabilità di questa trasformazione» commentano gli organizzatori «ricade in gran parte su questa amministrazione che ha interpretato la città storica di Venezia alla stregua di una grande occasione di business e di un parco a tema. Ci siamo già dimenticati la genialata del ticket? Inoltre, anche a Cannaregio, le retoriche securitarie di Brugnaro dimostrano di valere zero. La repressione non ha mai risolto alcun problema di spaccio e di consumo».
Il ruolo di speaker durante la passeggiata spetta a Nicola Ussardi, membro dell’Asc e residente a Cannaregio: «Il problema» spiega, «è che se lasciamo delle scatole vuote, poi queste si riempiono con tutto ciò che abbiamo sentito in questi giorni». Ritorna un’altra volta il tema della residenzialità, delle politiche per la casa, e Ussardi punta il dito contro la via della repressione, contro il potenziamento delle forze dell’ordine: «La soluzione passa dall’implementazione dei servizi sociali, dall’attivazione di un welfare positivo per chi ha problemi di dipendenza» ribadisce. Anche il presidente della Municipalità di Venezia, Murano e Burano, Marco Borghi, la pensa in maniera simile: «Solo repressione? Non serve» commenta, «bisogna ripensare il tessuto sociale e attivare politiche di prevenzione rispetto all’uso di sostanze stupefacenti, politiche che sono state abbandonate in questi anni».
Rispetto alla situazione in sé, i politici presenti, da Marco Gasparinetti (Terra e Acqua) a Giovanni Andrea Martini (Tutta la città insieme) e Borghi stesso, ci vanno cauti. «Emergenza mi sembra che sia una parola troppo forte, ma sicuramente dai cittadini arriva il messaggio di una situazione di difficile controllo. L’importante è cercare sempre di esserci nei luoghi in cui accade» dice Martini, sottolineando che a preoccupare non è tanto la Baia del Re o la Saffa, quanto la situazione a San Girolamo dove, d’altronde, locali non ce ne sono, le calli sono buie e ben si prestano a certi traffichi.
«Il disagio è itinerante, e il problema sollevato a Cannaregio si può interpretare come il problema di tutta la città in fatto di sicurezza» conclude Borghi.