TRIESTE. Se ne è andato a 74anni Alessandro Perelli, l’ultimo segretario del Psi triestino dell’era Craxi. Perelli era stato assessore alla Cultura della giunta di Franco Richetti e consigliere comunale, nonché componente del consiglio di amministrazione della Finporto. Aveva lavorato in Regione al servizio Relazioni internazionali. Il suo impegno in politica lo aveva visto alla guida della segreteria provinciale del Psi dalla fine degli anni Ottanta fino al 1993, prima di finire stritolato in Tangentopoli, per uscirne alla fine con la fedina penale pulita, tanto da essere tornato per qualche tempo al vertice del Nuovo Psi prima e dell’Associazione Socialisti liberali triestini poi.
La sua passione per la politica era tale da non essere spenta nemmeno dai quasi due mesi in cella a San Vittore. In una lettera inviata al Piccolo nel 2009, era lui stesso a testimoniare: «Nel maggio del 1993 fui arrestato e portato a San Vittore. A questo arresto ne seguirono, in meno di un mese, altri due e nove avvisi di garanzia con relative perquisizioni. Mi feci un mese e venti giorni di galera e un mese e mezzo di arresti domiciliari. Mi ritrovo con la fedina penale pulita avendo subito, pur essendo stato accusato di varie nefandezze, solo un patteggiamento per finanziamento illecito al partito». E ancora: «Mi sono indebitato per affrontare le spese legali, che anche prosciolto nessuno ti rimborsa. Devo dire che sono vivo e vegeto grazie alla mia famiglia e a qualche amico».
Tra le persone rimaste vicine a Perelli anche negli anni difficili c’era Gianfranco Carbone, che ieri ha ricordato: «Ci conoscevamo dal 1982 e abbiamo vissuto insieme gli anni dei successi e delle caduta del Psi. Una comunanza che mi rende particolarmente dolorosa la sua scomparsa». Perelli lascia la moglie Anna e il figlio Francesco.