Il rebus delle elezioni regionali e del “campo largo” passa per la Liguria. La partita è ancora aperta, ma momenti di disgelo ci sarebbero stati. E tra i partiti del centrosinistra qualcuno si aspetta che, a breve, arrivi la fumata bianca per il candidato in pectore dem Andrea Orlando, entro venerdì 30. Ufficialmente, però, il Movimento 5 Stelle tiene la barra dritta su alcune proprie condizioni.
Alle prese con grane interne e un logorante dibattito tra il leader Giuseppe Conte e il fondatore Beppe Grillo, che non aiuta il confronto con gli alleati, oggi è stato il capogruppo in Senato Patuanelli a ribadire la linea pentastellata, soprattutto sull’apertura al leader di Italia Viva. «Renzi chiede di mettere assieme voti e non i veti. Il problema è che, purtroppo per lui, non conquista voti, ma ne fa perdere», ha spiegato in un’intervista a Qn, parlando del possibile e contestato ingresso nel campo largo di Italia Viva e mandando un messaggio chiaro al Pd: «Esiste un campo progressista costituito da 5S, Pd, Avs», ha proseguito Patuanelli, spiegando però che il `niet´ non è a un’area moderata in sé. Il no quindi è proprio a Renzi.
I contatti sono fitti, ma l’ufficialità manca. È ancora sul tavolo la candidatura del pentastellato Luigi Pirondini che ieri aveva scaldato gli animi, rinsaldando i paletti messi dal Movimento contro Renzi. Paletti che però – precisano dal territorio – potrebbero essere superati in qualche modo. Magari con una stretta sul programma e non mettendo simboli di Italia Viva in un’eventuale lista centrista.
In ogni caso, il nodo gordiano per alleanze e regionali resta Renzi. Che dal canto suo ha continuato a ribadire che sosterrà in tutte le regioni il campo progressista, ma senza veti o «abiure». Le lancette scorrono. Orlando attende, e oggi però detta la linea: «La sfida ligure è questa: toccherà al centrosinistra ripristinare la concorrenza e difendere la libertà di informazione. Difendere i principi liberali da quelli che pretendono di definirsi tali».
Elly Schlein ancora non ha proferito parola, ma tornerà a ore a partecipare ad alcuni eventi pubblici, partendo dalla festa dell’Unità. Intanto, avrebbe continuato a lavorare fuori dai radar anche per la Liguria, così come fatto dallo stesso Orlando, dopo aver già chiuso le intese in Umbria ed Emilia Romagna.
Ad andare al voto infatti, prima di Natale, saranno tre regioni. Ed oggi si torna a parlare di election day. Un’unica tornata elettorale sarebbe vista di buon occhio dal sindaco di Ravenna e candidato per il centrosinistra alla presidenza della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale, perché potrebbe aiutare l’affluenza e la partecipazione elettorale. Sia l’Emilia sia la Liguria, hanno però già indetto il giorno del voto, rispettivamente il 17-18 novembre e il 27-28 ottobre. Quindi l’idea di fare un’unica tornata nazionale ad oggi sembra complessa.
«O si va tutti insieme o un mini-election day non ha alcun senso dal punto di vista delle economie che si devono mettere in campo». È l’opinione di Irene Priolo, presidente facente funzioni dell’Emilia-Romagna. «È evidente – ha aggiunto – che probabilmente c’è una qualche preoccupazione da parte del governo e ci sta chiedendo di andare insieme alla Liguria».
Anche per la regione Umbria sarebbe tecnicamente impraticabile fissare a ottobre, come la Liguria, le elezioni per eleggere il presidente della Regione e rinnovare l’Assemblea legislativa. La data più probabile resta quindi il 17 novembre, con l’Emilia Romagna, ma potrebbe essere valutato anche l’1 o il 2 dicembre. La Regione guidata da Donatella Tesei, centrodestra, non ha comunque ancora fissato il giorno del voto.
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