Un ostaggio israeliano a Gaza è stato tratto in salvo oggi dalle Idf. Lo ha confermato l’esercito, precisando che si tratta del 52enne Qaid Farhan al-Qadi, appartenente a una comunità beduina vicino alla città meridionale di Rahat. L’uomo, che lavorava come guardia in una fabbrica di imballaggio nel kibbutz Magen il 7 ottobre, era stato rapito da Hamas nella vicina comunità di Mivtahim. Farhan al-Qadi ha avuto un colloquio con il premier Benjamin Netanyahu, al quale ha rivolto il proprio ringraziamento per il ”lavoro sacro” che ha permesso il salvataggio e ”di stare qui oggi con la mia famiglia”. Ma ”ci sono altri che stanno aspettando”, ha detto al-Qadi.
Il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, ha affermato che l’operazione per salvare l’ostaggio a Gaza è stata “coraggiosa e complessa” e basata su informazioni di intelligence accurate. Farhan al-Qadi era da solo in un tunnel nella parte meridionale della Striscia quando è stato individuato dalle forze speciali: accanto a lui non c’erano altri ostaggi o miliziani di Hamas e le truppe israeliane non hanno incontrato alcuna resistenza, riferisce il Times of Israel. Si ritiene che le guardie di Hamas siano fuggite dalla zona in cui era detenuto oppure che al-Qadi sia riuscito a sfuggire ai suoi rapitori, ma sia rimasto all’interno del tunnel. Secondo le Idf, al-Qadi non si trovava all’interno di questo tunnel per tutti i 10 mesi di prigionia e si ritiene che sia stato spostato più volte.
Secondo quanto emerso, l’uomo, che è stato trasferito per controlli al Soroka Medical Center di Beersheba, è in buone condizioni di salute. È stato trovato all’interno di un tunnel dai commando dell’unità d’elite Shayetet 13 della Marina, la sua prigionia è durata 326 giorni di prigionia. L’operazione è stata guidata dal Comando meridionale delle Idf, dallo Shin Bet e dalla 162esima divisione delle Idf. Secondo il Times of Israel, si ritiene che 104 dei 251 ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre siano ancora a Gaza, compresi i corpi di 34 di loro la cui morte è stata confermata dall’esercito.
“Non riesco a spiegare questa sensazione, è meglio persino dell’arrivo di un neonato”, ha commentato uno dei fratelli di Farhan al-Qadi, intervistato dai media in lingua ebraica. Anche il Forum delle famiglie degli ostaggi ha accolto positivamente la notizia. “Il ritorno a casa di Qaid non è altro che un miracolo. Tuttavia, dobbiamo ricordare che le sole operazioni militari non possono liberare i restanti 108 ostaggi. Un accordo negoziato è l’unica via da seguire”, si legge in un nota. Congratulazioni all’Idf, allo Shin Bet e a tutti i servizi di sicurezza coinvolti nel salvataggio sono giunte, tra gli altri, dal presidente israeliano, Isaac Herzog, che si è detto “felicissimo” e ha parlato di “un momento di gioia per lo Stato di Israele e per la società israeliana nel suo complesso”.
Da una nota dell’ufficio del premier si apprende che anche Netanyahu, nel corso del colloquio con l’ostaggio liberato, ha affermato che tutta Israele si è commossa per il suo rilascio e gli ha garantito che farà tutto quanto gli è possibile per riportare in Israele anche gli altri rapiti ”in due modi: attraverso i negoziati e con le operazioni di salvataggio”. Per liberare gli ostaggi, è stato sottolineato ancora nel comunicato, ”è necessaria la nostra presenza militare sul campo e una pressione militare senza fine su Hamas”.
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