IVREA
Fu un incidente d’auto che, in seguito, fece molto discutere circa la sicurezza dei dirigenti del Partito comunista, quello sulla provinciale Ivrea-Aosta, a Settimo Vittone, occorso all’onorevole Palmiro Togliatti intorno alle 12.10 del 22 agosto 1950 e riportato in prima pagina, tre giorni dopo, dalla Sentinella del Canavese, con la precisazione “leggermente ferito, guarirà in una diecina di giorni”. Banale la dinamica: l’Aprilia su cui viaggiava l’onorevole, condotta dall’autista, Aldo Zaia, «che teneva una certa velocità, giunta all’altezza del ponte che porta a Quincinetto, si trovò davanti, a poche decine di metri, un camioncino carico di frutta, guidato dal chiaveranese Domenico Marchetti. Il camioncino, diretto a Quincinetto, fece il segnale regolamentare per avvertire che avrebbe piegato a sinistra per infilare il ponte. Il guidatore dell’Aprilia frenò bruscamente per evitare l’investimento e l’arresto improvviso determinò lo sbandamento: l’Aprilia dopo aver sradicato un paracarro, girò su se stessa rovesciandosi nel fossato laterale».
Praticamente incolumi, oltre all’autista, gli altri passeggeri sull’auto, ovvero l’onorevole Leonilde Iotti, il segretario Giacomo Barbaglia e la bambina Marisa Malagoli, che la Sentinella definì «compagni di viaggio», preferendo sorvolare sul fatto che la Iotti, di 27 anni più giovane, fosse una compagna non solo di partito e viaggio, ma anche nella vita (una relazione che aveva dato grande scandalo, essendo Togliatti sposato con Rita Montagnana da cui aveva avuto il figlio Aldo, e non esistendo, all’epoca, in Italia, il divorzio) e che Marisa Malagoli, sorella minore di uno dei sei operai uccisi a Modena da agenti della Celere il 9 gennaio di quell’anno, fosse la bambina orfana di cui Togliatti e la Iotti, pochi mesi prima, avevano ottenuto l’affidamento (sette anni dopo riuscirono ad adottarla e Marisa potè aggiungere al suo il cognome Togliatti).
Trasportati tutti, con un camion di passaggio, a Settimo Vittone dove farmacista e medico condotto prestarono a Togliatti le prime cure, l’onorevole, insieme ai compagni, fu trasferito in autoambulanza all’ospedale di Ivrea. Lì, il primario, professor Carlo Felice Bianchetti, affiancato dai suoi assistenti, lo visitò e constatò «contusioni alla regione sopra orbitaria e orbitaria sinistra con ematoma palpebrale e contusioni multiple al torace e al braccio destro».
Alla sera, ci fu un consulto tra primario, medico personale di Togliatti e direttore dell’Istituto di patologia chirurgica dell’Università di Torino e il bollettino da loro redatto confermò le condizioni generali non preoccupanti. Malgrado tali rassicurazioni, si pensò a una possibile conseguenza di questo incidente quando, un mese dopo, il segretario del Pci entrò improvvisamente in coma e fu salvato da un’operazione chirurgica al cervello.
A Ivrea, comunque, nessuno, a parte gli intimi, fu ammesso a far visita a Togliatti, con l’eccezione del Prefetto di Torino che andò a recargli gli auguri del Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi. L’infortunio di quel lontano 22 agosto ebbe anche un’eco internazionale, in quanto il fatto che un camion, all’improvviso, avesse deviato il percorso dell’Aprilia su cui stava viaggiando uno tra i più influenti e popolari dirigenti comunisti della storia mondiale era risultato una spiegazione insufficiente non solo per Botteghe oscure, ma per lo stesso Partito comunista sovietico che, poco meno di due anni prima, quando un attentatore aveva ferito l’onorevole a colpi di pistola, si era detto «contristato del fatto che gli amici del compagno Togliatti non fossero riusciti a difenderlo dal vile attacco».