“Fa male vedersi annullato un concerto per i soliti motivi ideologici. Ormai mi hanno messo l’etichetta di quello di destra, sono diventato quello di destra, anche se io rispondo sempre che tra destra e sinistra io sono del centro storico, si era sfogato ieri il cantante Povia, al centro di un clamoroso caso di censura da parte della giunta di centrosinistra del paesino piemontese di Nichelino.
Il Pd, oggi, prende posizione in favore del suo sindaco, che a Povia contesta le idee troppo di destra, a suo giudizio, mentre in difesa del cantante si schiera, a sorpresa, il direttore del “Fatto” Marco Travaglio.
“Invitato a presiedere la giuria di un talent a Nichelino e a esibirsi in un concerto, s’è visto annullare tutto dal sindaco per la sua posizione sui diritti civili e la sua contrarietà ai vaccini, diverse dalla mia amministrazione. Ma, sia chiaro, non è una questione politica. E invece è proprio una, anzi ‘la questione politica’. Tantopiù che quello è il 40° concerto che annullano al cantante. Se fosse per le sue qualità artistiche (secondo noi scarse, malgrado il primo posto a Sanremo 2006), nulla quaestio: se un cantante non ti piace, non lo inviti e morta lì. Ma se lo inviti e poi lo rimandi a casa per ciò che dice o pensa, si chiama censura. Che in una democrazia liberale non ha cittadinanza, altrimenti la democrazia liberale smette di essere tale. Noi siamo vaccinati e vaccinisti (senza obblighi, però) e sosteniamo i diritti civili: ma fra questi c’è la libertà di espressione, di dissenso e pure di scempiaggine, purché non si torca un capello ad alcuno. E un cantante si giudica da come canta, non da ciò che pensa. Ma da quando esportiamo la democrazia, in casa ce ne resta sempre meno”, scrive oggi Travaglio.
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