Tre mesi dopo il trionfale epilogo targato Nicola, Niang e Cancellieri del 26 maggio, l’Empoli ritrova la Roma all’Olimpico. Nel teatro in cui, storicamente, ha sempre raccolto poco più che qualche misera briciola rimasta sul tavolo lussuosamente apparecchiato dalle squadre capitoline. È il debutto casalingo degli uomini di De Rossi, in uno stadio sold-out per assistere al battesimo dei giallorossi e celebrare la star Paulo Dybala, che ha rifiutato le sirene arabe e un’offerta da “Mille e una Notte” per proseguire il sodalizio con la Roma. L’Empoli rappresenta per l’occasione un incidentale sparring partner. Una mera vittima da sacrificare sul sontuoso altare giallorosso eretto per magnificare la permanenza del campione argentino. Gli oltre 65.000 dell’Olimpico non hanno fatto i conti con le bizzarre trame del calcio che, ancora una volta, stravolge rigide classificazioni prestabilite per instillare sul terreno di gioco l’imponderabile. L’imprevisto che, in una calda serata di fine agosto, si fa beffe della Roma si chiama Empoli. Gli azzurri di mister Roberto D’Aversa, novelli Jep Gambardella, al pari del disincantato protagonista del capolavoro di ambientazione romana “La Grande Bellezza”, non si limitano a partecipare alla festa ma vogliono avere il potere di farla fallire. Riuscendoci con pieno merito.
Alzi la mano chi avrebbe pensato a un risultato positivo degli azzurri. Alla vigilia della trasferta capitolina, qualsiasi analisi di carattere tecnico, tattico e atletico finiva irrimediabilmente per essere accantonata in favore di questioni ambientali ed extra calcistiche, inclusa una sorta di velata rassegnazione e occulta “gratitudine” verso avversari che, tre mesi fa, non scesero in campo al Castellani con animo particolarmente bellicoso per compromettere la miracolosa operazione salvezza compiuta da Luperto e compagni. Eppure la vittoria dell’Empoli è tutta da attribuire alla maggiore compattezza degli azzurri rispetto al confusionario team di Daniele De Rossi. I ragazzi di D’Aversa hanno realizzato l’impresa all’Olimpico semplicemente perché hanno giocato assai meglio degli avversari. Ben messi in campo, tecnicamente ispirati e fisicamente in stato di grazia, Fazzini e soci hanno disputato un primo tempo straordinario, meritando di andare al riposo con un vantaggio persino più corposo. Una brillante condizione fisica, ottenuta in largo anticipo rispetto al tabellino di marcia e un perfetto equilibrio tra i reparti hanno fatto la differenza. L’umiliante 7-0 rifilato nel settembre scorso dai giallorossi di Mourinho ai malcapitati azzurri di Paolo Zanetti sembra appartenere a un’altra epoca storica. Dopo due giornate, l’Empoli si ritrova 4 punti in classifica. Gli stessi che, un anno fa, avrebbe racimolato all’ottava giornata. Parliamo di ottobre inoltrato.
Nelle ore in cui Ciccio Caputo saluta la città nella quale ha scritto un significativo e incancellabile pezzo di storia, Lorenzo Colombo veste i panni del nuovo attore protagonista del reparto offensivo azzurro. L’ex brianzolo si è calato alla perfezione nella realtà empolese. Generosità, applicazione e spirito di sacrificio al servizio di una stagione che, necessariamente, per lui rappresenta lo spartiacque di una carriera sinora al di sotto delle aspettative rispetto alle proprie qualità. È un ragazzo di 22 anni che deve soltanto acquisire maggiore convinzione e consapevolezza per trascinare l’Empoli e completare la propria autoaffermazione. Discorso analogo per Jacopo Fazzini. Il nuovo numero 10 ha un anno in meno di Colombo e un innato bagaglio di tecnica e personalità che non può assolutamente disperdere. Trequartista sui generis per versatilità e dinamismo, Fazzini è chiamato a illuminare la scena azzurra, accendendo la scintilla della fantasia e della giocata folgorante che altera le dinamiche della gara: a Roma è stato semplicemente perfetto.
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