BELGRADO- Una star della musica viene fermata alla frontiera e interrogata con domande quantomeno discutibili. E la cantante alla fine fa retromarcia e torna in patria. È la controversa vicenda che ha coinvolto la popstar croata Severina Vuckovic, amatissima in tutti i Balcani, sottoposta a un vero e proprio interrogatorio dalla polizia serba al momento dell’ingresso in Serbia, dove era attesa per un concerto privato.
L’incidente, ha denunciato l’entourage di Severina, è accaduto domenica al valico di Bajakovo, dove la cantante era arrivata alle 19.45 in auto, diretta verso Belgrado. Lì i poliziotti serbi «le hanno chiesto quand’era l’ultima volta che si era recata in Serbia, poi hanno fatto stazionare la sua auto in una piazzola, hanno ritirato i documenti e l’hanno fatta aspettare per ore». Successivamente, due ispettori di polizia, accompagnati da un addetto della dogana, hanno prima frugato nell’auto, senza trovare nulla di compromettente. E hanno in seguito posto a Severina una sfilza di domande inconsuete. «Cosa ne pensa di Oluja», l’Operazione Tempesta che portò all’esodo dei serbi dalla Krajina, ma anche di «Srebrenica, Jasenovac» e persino del tema «litio», caldissimo oggi in Serbia. Poi, intorno alle 23, dopo tre ore di “trattamento”, la cantante è stata lasciata libera ma il concerto era ormai saltato.
Severina, hanno raccontato i suoi collaboratori, ha così deciso di tornare in Croazia. «Non tornerò mai più in Serbia finché al potere c’è chi sapete voi», ha commentato poi la stessa Severina, che ha aggiunto di «amare la Serbia e spero che quanto prima diventi un Paese democratico». Completamente opposta l’altra campana, con il ministro degli Interni serbo Ivica Dacic che ha negato che Severina sia stata arrestata o fermata. Sarebbe invece stata sottoposta solo a un controllo di routine, mentre i tabloid belgradesi hanno sostenuto che lo stop sarebbe dovuto al fatto che Severina aveva definito Srebrenica un «genocidio» e ad altre sue «discutibili dichiarazioni». Caso Severina che non è il primo. Alla cantante bosniaca Selma Bajrami, che durante un concerto aveva fatto il gesto dell’aquila bifronte albanese, era stato infatti vietato l’ingresso in Serbia. Stesso diktat per Sadik Hasanovic, finalista di uno show canoro molto seguito in Serbia, per aver cantato brani nazionalistici, per la montenegrina Jadranka Barjaktarevic e per l’attore e attivista bosniaco Fedja Stukan.