Il legame tra social network e criptovalute è strettissimo, quasi simbiotico. I social servono da cassa di risonanza per l’hype legata alle cripto, la rilanciano, la amplificano. Quando sono nelle mani sbagliate, finiscono per diventare un covo di truffatori, di “scammer” nel gergo cripto, che usano l’hype per intortare consumatori ignari e impreparati.
A dimostrarlo ancora una volta è una vicenda che sta tenendo banco nelle cronache delle ultime ore: Pavel Durov, fondatore e amministratore delegato della società di messaggistica criptata Telegram, è stato fermato sabato sera intorno alle 20 appena sceso dal suo aereo privato sulla pista dell’aeroporto parigino di Le Bourget. Durov, 39 anni, cittadino franco-russo, era accompagnato dalla sua guardia del corpo e da una donna. Il fermo è stato eseguito dai gendarmi della Gta (Air Transport Gendarmerie). Inserito nel fascicolo delle persone ricercate, Pavel Durov arrivava dall’Azerbaigian. Su di lui pende un “mandato di ricerca” francese, spiccato sulla base di un’indagine preliminare.
Secondo Tf1 e Lci, Pavel Durov è stato posto in custodia sulla base di un mandato della Giustizia francese che ritiene che l’assenza di moderazione, di cooperazione con le forze dell’ordine e degli strumenti offerti da Telegram (numero usa e getta, criptovalute, eccetera) lo renda complice del traffico di droga, dei reati contro i minori come la pedofilia, e delle frodi tra le quali quelle legate alle criptovalute. Il mandato valeva solo per il territorio francese. Alla notizia del suo arresto, la criptovaluta Toncoin (Ton) legata a Telegram è crollata del 16,3% in 24 ore.
Gli investigatori dell’Onaf (Ufficio nazionale antifrode dipendente dalle dogane) della Francia lo hanno informato e lo hanno posto in custodia di polizia. Dovrebbe essere portato davanti al giudice istruttore nelle prossime ore prima di un possibile rinvio a giudizio domenica per una moltitudine di reati: “Terrorismo, droga, complicità, frode, riciclaggio di denaro, ricettazione, contenuti criminali minorili”, afferma Tf1. Oggi le autorità giudiziarie francesi hanno prorogato la detenzione di Durov, riporta il Guardian, che cita una fonte vicina alle indagini. Il 39enne franco-russo potrà essere detenuto adesso per un massimo di 96 ore. A quel punto il giudice può decidere di liberarlo oppure di sporgere denuncia e rinviarlo in custodia cautelare.
Telegram è stata fondata da Durov e suo fratello sulla scia della repressione del governo russo dopo le proteste di massa pro-democrazia che hanno scosso Mosca alla fine del 2011 e del 2012. Le dimostrazioni hanno spinto le autorità russe a reprimere lo spazio digitale, adottando regolamenti che hanno costretto i provider Internet a bloccare i siti Web e gli operatori di telefonia mobile a memorizzare i registri delle chiamate e i messaggi che potevano essere condivisi con i servizi di sicurezza. In un ambiente sempre più repressivo, Telegram e la sua retorica pro-privacy hanno offerto un modo conveniente per i russi di comunicare e condividere notizie.
Nel 2018, l’ente di controllo dei media russi Roskomnadzor si è mosso per bloccare Telegram per il suo rifiuto di consegnare le chiavi di crittografia, ma alla fine non è riuscito a limitare completamente l’accesso all’app. Telegram ha continuato a essere ampiamente utilizzato, anche dalle istituzioni governative, e il divieto è stato revocato due anni dopo. Nel marzo 2024, Roskomnadzor ha affermato che Telegram stava collaborando con il governo russo in una certa misura e aveva rimosso più di 256.000 post con contenuti proibiti su richiesta di Roskomnadzor. Telegram continua inoltre a essere una fonte di notizie popolare in Ucraina, dove sia i media che i funzionari lo utilizzano per condividere informazioni sulla guerra e inviare avvisi di missili e raid aerei.
I governi occidentali hanno spesso criticato Telegram per la mancanza di moderazione dei contenuti sul servizio di messaggistica, che secondo gli esperti apre la piattaforma a un potenziale utilizzo nel riciclaggio di denaro, nel traffico di droga e nel consentire la condivisione di contenuti collegati allo sfruttamento sessuale di minori. Rispetto ad altre piattaforme di messaggistica, Telegram è “meno sicura (e) più permissiva in termini di politica e rilevamento di contenuti illegali”, ha affermato David Thiel, un ricercatore della Stanford University, che ha indagato sull’uso di piattaforme online per lo sfruttamento dei minori, presso il suo Internet Observatory.
Inoltre, Telegram “sembra fondamentalmente insensibile alle forze dell’ordine“, ha affermato Thiel, aggiungendo che il servizio di messaggistica WhatsApp “ha inviato oltre 1,3 milioni di segnalazioni CyberTipline nel 2023 mentre Telegram non ne invia nessuna”. Di fatto quindi Telegram non collabora con alcuna richiesta di informazioni delle autorità giudiziarie e negli anni questo ha trasformato il sistema di messaggistica, divenuto poi un social network, in un territorio off limits per la giustizia, una zona franca, un Far West nel quale alligna ogni sorta di reato: gli autori sanno che la società non trasferirà alcuna informazione sui loro dati e sulle loro reali identità agli organi inquirenti.
Questo ha avuto un impatto soprattutto sul settore delle criptovalute e dei cosiddetti “investimenti alternativi”, in realtà talvolta forme di truffa nelle quali alcuni individui, spesso senza essere in possesso delle qualifiche richieste dalle legge, creano organizzazioni fuori da ogni regola. Attraverso queste presunte “associazioni” i truffatori, dietro lauto compenso, reclutano possibili clienti, soprattutto individui facoltosi, con disponibilità di denaro non dichiarato al Fisco o frutto di attività criminali, aiutandoli a reinvestirli in barba alle norme sulla gestione e tutela del risparmio, sul riciclaggio e sui diritti dei risparmiatori.
Una situazione ancora più rilevante sul fronte delle criptovalute. Basta installare l’app di Telegram e cercare parole chiave come “cripto”, “bitcoin” o “ethereum” per osservare all’opera anche solo in Italiano decine e decine di chat, di gruppi, di thread nei quali scammer e truffatori di ogni tipo, spesso coperti da chatbot o da identità fittizie, cercano di rifilare agli ignari risparmiatori fregature di ogni tipo. Dalle altcoin fuffa a sistemi di previsione dell’andamento dei prezzi, da “corsi di formazione” a servizi di staking o di gestione, Telegram è diventato un vero suk per questo genere di truffatori.
Il tutto non senza guadagni per Durov. Il fondatore del social network russo VK e del servizio di messaggistica istantanea Telegram, quest’ultimo mantenuto assieme al fratello Nikolaj, secondo Forbes nel 2022 era il 115º uomo più ricco del mondo con un patrimonio stimato di 15,1 miliardi di dollari. Dettagli, che dettagli non sono, che dimostrano quanto sia inesistente il parallelismo di chi accosta Durov a Julian Assange, Telegram a Wikileaks: nel caso del social network non è in ballo la libertà di informazione, ma una forma distorta di iperautarchia che consente a criminali e fuorilegge di ogni risma di fare affari sporchi quasi alla luce del sole, senza dover temere le conseguenze.
Cercare di regolare Telegram è stata sinora un’impresa senza alcun esito. Nel 2022, la Germania ha emesso multe di 5,125 milioni di euro (5 milioni di $) contro gli operatori di Telegram per non aver rispettato la legge tedesca. L’Ufficio Federale di giustizia di Berlino ha affermato che Telegram FZ-LLC non ha stabilito un modo legale per segnalare contenuti illegali né ha nominato un’entità in Germania per ricevere comunicazioni ufficiali. Entrambe le cose sono richieste dalle leggi tedesche che regolano le grandi piattaforme online. A novembre dell’anno scorso, il Brasile ha sospeso temporaneamente Telegram per la sua mancata consegna di dati sulle attività neonaziste relative a un’indagine della polizia su alcune sparatorie avvenute nelle scuole brasiliane.
Elon Musk, il miliardario proprietario del sito di social media X che in passato si è definito un “assolutista della libertà di parola”, ha pubblicato “#freePavel” a sostegno di Durov dopo l’arresto. I funzionari del governo russo hanno espresso indignazione per l’arresto di Durov, con alcuni che hanno sottolineato quello che hanno detto essere il doppio standard dell’Occidente sulla libertà di parola.
All’inizio di questo mese, Telegram aveva affermato di combattere attivamente l’abuso della sua piattaforma. “I moderatori utilizzano una combinazione di monitoraggio proattivo e segnalazioni degli utenti per rimuovere i contenuti che violano i termini di servizio di Telegram. Ogni giorno, milioni di contenuti dannosi vengono rimossi”, ha affermato l’azienda. In una dichiarazione pubblicata sulla sua piattaforma dopo l’arresto di Durov, Telegram ha affermato di rispettare le leggi dell’UE, inclusa la legge sui servizi digitali, e che la sua moderazione è “secondo gli standard del settore e in continuo miglioramento”. Durov, ha aggiunto la società, “non ha nulla da nascondere e viaggia spesso in Europa”. “È assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell’abuso di tale piattaforma”, ha affermato il post di Telegram. “Quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizza Telegram come mezzo di comunicazione e come fonte di informazioni vitali. Stiamo aspettando una rapida risoluzione di questa situazione. Telegram è con tutti voi”.
L'articolo Telegram e criptovalute, cosa c’è dietro l’arresto di Pavel Durov (e perché non è un paladino dell’informazione come Assange) proviene da Il Fatto Quotidiano.