«Nessuno poteva immaginare che sotto le fondamenta dell’edificio si trovasse una bomba. È probabile che sia scivolata fino a lì per pura forza meccanica. Non erano presenti segni di penetrazione dall’alto. Una cosa simile era accaduta a Jesenice quando hanno trovato una bomba all’interno di un ufficio».
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Aljaž Leban, capo del Dipartimento del nucleo per la protezione contro gli ordigni inesplosi della Regione del Litorale Settentrionale, spiega così la presenza del residuato bellico di fabbricazione inglese ritrovato dagli operai giovedì mattina.
La sua presenza all’interno del magazzino in ristrutturazione di Kolodvorska Pot e il fatto che si presentasse con la punta rivolta verso l’alto avevano aperto degli interrogativi e la risposta più plausibile è che dopo l’impatto con il terreno il proiettile abbia poi proseguito per inerzia la sua corsa sotto quello che al termine dei lavori sarà l’Epicenter. Alla luce di questo, per fugare i dubbi sulla presenza di ulteriori eventuali ordigni, gli artificieri hanno deciso di ispezionare ulteriormente l’edificio con l’impiego del georadar.
Sul pericolo di esplosione Leban ha precisato che difficilmente la bomba avrebbe potuto innescarsi da sola, ma le vibrazioni prodotte dalle ruspe al lavoro nel cantiere avrebbero comunque potuto rappresentare un problema serio.
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Per quanto riguarda l’operazione vera e propria, la rimozione dell’innesco non ha incontrato problemi particolari. È stata solo leggermente rallentata dal fatto che una parte del detonatore era corrosa dalla ruggine e ha richiesto maggiore attenzione del previsto. Se dopo tre B-Day l’attività può sembrare di routine, così non è. In tal senso, per evitare che si possano registrare incidenti, Srečko Šestan, comandante della Protezione civile slovena, ha ammonito: «Invito tutti, sia quelli in prima linea sia gli altri, a non lasciare che questa diventi una routine».
Nessuna precauzione è considerata eccessiva. Rispondendo quindi a una domanda sulle dimensioni dell’area di evacuazione Leban ha precisato: «La valutazione del rischio viene fatta in base a diversi elementi come le dimensioni dell’ordigno, la sua conservazione e lo stato in cui si trova l’innesco. Ci sono degli standard da seguire e non ci sono margini di improvvisazione. Nel 99% dei casi sappiamo già come procedere, ma dobbiamo tenere conto di quell’1% residuo. In questo caso parliamo di 96 kg di esplosivo. Se qualcosa va storto dobbiamo garantire comunque la sicurezza dei cittadini. Abbiamo una grande responsabilità».