Non accenna a diminuire l’inda d’urto che mescola indignazione e sconcerto legati alla scoperta dell’esistenza di una infame lista di proscrizione ordita dal nuovo Pci. Tra gli ultimi a intervenire sulla vicenda troviamo Carlo Calenda che, tra furia e denuncia, a proposito dell’odio rosso messo nero su bianco nella lista di «organismi e agenti sionisti in Italia» con i nomi di politici, giornalisti e imprenditori pubblicata sul sito del Nuovo Pci, su X poco fa ha tuonato: «Le liste di proscrizione di “sionisti” sono chiaramente un invito alla violenza. E così vanno trattate sotto un profilo legale. Ma il problema è oramai più generale. La violenza, per ora verbale, si accende sui social a ogni discussione su Israele».
Ma c’è di più. «Nei giorni scorsi – prosegue il leader di Azione – un ex grillino, la cui unica professione oggi è quella di fare l’ospite pagato del circo mediatico, ha usato un mio video tagliato ad arte su Israele, inframezzato da foto delle vittime palestinesi, per invitare la sua base di follower ad attaccarmi. Da qui centinaia di messaggi di una violenza inaudita con minacce personali e alla mia famiglia, figli compresi».
Pertanto aggiunge: «In dieci anni di attività politica e di Governo e di gestione di dossier complessi e controversi, non avevo mai sperimentato un tale livello di violenza. La mia “colpa” è quella di aver condannato chi partecipa a manifestazioni in cui si urlano slogan in arabo del tenore di “morte agli ebrei”. E di aver negato l’intento genocida di Israele nei confronti del popolo palestinese», sottolinea l’ex ministro dello Sviluppo economico.
Quindi, Calenda torna a spiegare la sua posizione sulla guerra in Medio Oriente, asserendo: «Considero l’azione del governo Netanyahu inaccettabile, immorale e criminale nel momento in cui non rispetta le regole della guerra moderna in fatto di vittime civili». E aggiungendo poi: «I proclami dei politici dell’estrema destra israeliana non differiscono in gravità da quelli dei comandanti di Hamas». Chiarendo quindi una volta di più: «La mia posizione è dunque certamente non tenera con Israele, di cui però riconosco il diritto a difendersi nell’ambito di un perimetro che non sta rispettando e quello di eliminare in modo mirato gli autori degli attentati del 7 ottobre ospitati da Stati canaglia».
Sentenziando infine: «Qualsiasi posizione articolata non soddisfa ovviamente le tifoserie contrapposte e genera una messa all’indice che ha conseguenze pericolose. La semplificazione di vicende complesse in tifo da stadio è oramai un dato acquisito della democrazia all’epoca dei social. L’istigazione alla violenza non può essere però tollerata, rappresentando un ulteriore passo verso il baratro politico e culturale che sta distruggendo le democrazie», conclude lapidario il leader di Azione.
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