UDINE. Un monolocale di 25 metri quadri in via Aquileia a 400 euro al mese, una stanza singola in via Gemona per una studentessa o lavoratrice a 320 euro al mese, a Udine nord monolocale arredato, 40 metri quadri, 340 euro al mese, escluse le spese.
Sono alcune delle opzioni che compaiono online agli occhi di studenti, universitari e non, dottorandi e lavoratori che decidono di spostarsi a Udine da altre città o da altre regioni.
Si tratta di costi non per tutte le tasche e infatti la ricerca degli affitti, che dalle bacheche cartacee si è trasferito sui gruppi Facebook e su siti internet dedicati, è un tema che impegna notevolmente le giornate delle persone che decidono di prendere trolley, treni o aerei e trasferirsi in Friuli per studiare o lavorare.
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Lo sa bene Filippo Sanna, di origine sarda, che ha scelto Udine per «la qualità della formazione che poteva offrirmi il corso universitario di Viticoltura ed enologia, dopodiché trovandomi bene ho scelto di proseguire finché non è saltata fuori l’opportunità di iniziare il percorso di ricerca nell’ambito accademico», racconta il giovane.
Le scelte per gli affitti e gli alloggi possono variare in base alle possibilità economiche ma anche alla distanza dalla sede universitaria, o dei posti disponibili negli studentati.
Il professor Marco Sartor dell’Università di Udine, delegato del Rettore per il placement e i rapporti con le imprese, spiega che nell’arco della sua esperienza ha notato che: «Gli studenti si muovono in tre direzioni».
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«Alcuni scelgono come soluzioni dei miniappartamenti arredati – spiega Sartor –, ce ne sono diversi nella zona dei Rizzi ma anche in centro. Gli studenti mi dicono che hanno prezzi che oscillano tra i 350 e i 450 euro al mese, spesso scelgono questa opzione per vivere da soli o condividere l’alloggio con al massimo un’altra persona».
Esistono anche percorsi più economici, «La seconda strada, la più seguita – aggiunge Sartor –, è la strada degli appartamenti più grandi, dove uno studente affitta una stanza singola o doppia (in co-abitazione con un’altra persona). In genere si tratta di una casa con due o tre camere da letto condivise: per le camere doppie, da quello che mi risulta, i prezzi variano dai 150 - 200 euro al mese, per le singole dai 200 - 250 euro mensili».
E poi c’è una terza possibilità, che a Udine è un’opzione scelta da molti.
«La terza strada, percorsa da non pochi studenti, sono i convitti – continua Sartor –. In zona c’è il Tomadini che conosco meglio perché è vicino a dove insegno: ha una capienza importante e garantisce tutti i servizi, dalla pulizia della stanza, alla mensa fino al costo incluso di luce e gas: un pacchetto completo. E gli studenti riferiscono che il livello qualitativo è buono. Nel caso della residenza Tomadini le camere doppie costano 250 euro al mese, le singole 310 euro al mese; il vitto invece varia in base al reddito, dai 95 ai 170 euro mensili».
Udine e la sua università, secondo Sartor, restano economicamente competitive rispetto ad altre città o facoltà: «Sommando il costo degli appartamenti con quello delle tasse universitarie la scelta di Udine è significativamente conveniente: le tasse universitarie massime al politecnico di Milano sono 3.893 euro, quelle massime a Uniud sono pari a 2.026 euro».
Dal periodo pre-pandemico, però, i costi degli affitti a Udine sono notevolmente aumentati, come racconta Martina Gubertini, studentessa e rappresentante nell’Agenzia regionale per il diritto allo studio (Ardis) per l’Unione degli universitari (Udu).
«Sono di Trieste e ho scelto Udine per frequentare un corso di studi di Lettere specifico, quello di Italianistica – dice Gubertini – . Anche Venezia garantiva la stessa offerta, ma avrei dovuto sostenere dei costi maggiori».
Come rappresentante invece l’impegno è rivolto sulle residenze studentesche: «Dal nostro punto di vista – spiega Gubertini – c’è una carenza di posti negli studentati dall’ente pubblico. Infatti, tutte le persone idonee alla borsa di studio e alloggio che però non rientravano alla Casa dello studente ai Rizzi erano costrette a rivolgersi al mercato privato, con solo un indennizzo di 1.500 euro in aggiunta alla borsa di studio».
«Recentemente si è aggiunta Casa Burghart, con 93 nuovi posti, ma è una soluzione provvisoria perché il suo finanziamento per dieci anni è reso possibile solo dai fondi del Pnrr – conclude la delegata Ardis –. L’alloggio per studenti in viale Ungheria, che aveva quasi 300 posti, è chiuso (dal 2017) per questioni di sicurezza perché non rispettava le norme antisismiche».
C’è poi un altro punto che solleva Gubertini: «Pur avendo solo 93 posti Casa Burghart ha spesso poche persone che rimangono fuori dalla graduatoria, una ventina: è un numero troppo basso, sospettiamo che esistano altri studenti idonei, ma che non ricevono l’indennizzo dei 1.500 euro a causa di una trafila burocratica complicata, oppure rinunciano direttamente a fare richiesta del contributo».