TRIESTE Sono passati ormai due mesi e mezzo da quando l’86enne Bruno Makarovic è uscito dalla casa di riposo Santa Chiara di Borgo San Sergio, per non farvi più ritorno. Le ricerche sono sospese da un pezzo, e anche i familiari si stanno rassegnando al fatto che l’anziano, ex macellaio di Servola, non sia più in vita.
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Di lui, fortuitamente, un domani forse si troveranno i resti, probabilmente in quell’area boschiva alle spalle della residenza per anziani dove era ospite da circa sei mesi. In quel caso, ai fini dell’identificazione del corpo, potrebbe rivelarsi necessario fare ricorso al Dna.
A questo scopo, negli spazi del Commissariato di San Sabba, lunedì al figlio Michele fornirà il proprio Dna.
In precedenza, si era valutato di estrarre quell’impronta genetica da alcuni oggetti che erano stati indossati dall’anziano, ma senza un risultato efficace.
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«Purtroppo – così il figlio – ce ne stiamo facendo una ragione, anche se quando vedo un anziano che passeggia solo a bordo strada mi viene un colpo al cuore. È sempre nei miei pensieri, un dolore con il quale è difficile convivere, anche perché rattrista immaginare che lui si era incamminato in quel bosco, ma non siamo riusciti a trovarlo».
Perché a questo punto, l’ipotesi più plausibile è che il 86enne, uscito dalla struttura di via Maovaz 12, si sia avventurato per qualche sentiero nella vasta zona boschiva alle spalle di quella via e lì, poi, abbia trovato la morte. L’area che si spinge fino a Cattinara è stata battuta durante le ricerche, ma senza esito.
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Il figlio Michele ora si è rivolto agli avvocati Cinzia Torre e Bruno Mantello per «valutare eventuali responsabilità nei confronti di soggetti che avevano il dovere di sorvegliare», precisa Torre.
Ricordiamo che Bruno, che soffre di demenza senile, in precedenza, si era già allontanato dalla struttura due volte. Ma in tutti e due i casi gli stessi famigliari, perlustrando il rione, erano riusciti a trovarlo. E così avevano provato a fare anche dopo la più recente scomparsa, purtroppo senza trovarlo.
Alle 17.52 di quel 12 giugno, l’uomo era stato ripreso da una telecamera a 50 metri dalla casa di riposo. I familiari avevano poi riferito di essere «stati avvisati dalla struttura per anziani alle 18.30, quindi 40 minuti dopo. L’86enne aveva imparato ad aprirsi il cancello che delimita il piccolo cortile antistante la residenza Santa Chiara: bastava azionare un tasto sistemato nel salone vicino all’ingresso. E, probabilmente sfruttando il momento in cui le operatrici erano impegnate con altri ospiti, Bruno è uscito.
Le ricerche erano partite la sera stessa. Oltre al personale della Questura, erano entrati in campo i Vigili del fuoco – allestendo un campo base nel centro di Borgo San Sergio – gli uomini della Protezione civile e del Soccorso alpino. Erano state passate in rassegna, anche con il sorvolo di un elicottero e con l’ausilio dei cani molecolari, sia le zone boschive che i cortili, i garage e le cantine delle abitazioni del rione.
L’associazione Penelope, che ha affiancato i familiari fin dai primi giorni della scomparsa dell’anziano, valuta «che ora la vegetazione è troppo rigogliosa, ma appena sarà possibile riprenderemo le ricerche, concentrandosi nella parte più alta di quell’area boschiva».
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