MONFALCONE «Il filo conduttore di tutti i miei pezzi è l’amore in ogni sua forma. L’amore è il motivo per cui scrivo canzoni e faccio musica»: Alfa, cantautore e rapper genovese classe 2000, è un portatore di messaggi positivi, incarnazione della “normalità”. In un mondo in cui per avere successo occorre essere “cool”, lui si presenta come un ragazzo semplice, “anche un po’ sfigato”, con le stesse paranoie e ansie dei suoi coetanei.
Andrea De Filippi, in arte Alfa, si è fatto notare all’ultimo Sanremo cantando “Vai!” (certificato doppio disco di platino), e duettando con Roberto Vecchioni. Domenica 25 agosto, alle 21, è il protagonista del Generation Young Festival in Piazza della Repubblica a Monfalcone con il “Non so chi ha creato il mondo ma so che era innamorato - tour estivo”, che riprende il titolo dell’album uscito il 16 febbraio, terzo della sua carriera. Non è la prima volta in regione: nell’estate 2021 l’artista ligure aveva scelto l’Arena Alpe Adria di Lignano Sabbiadoro per l’evento speciale “Buon compleanno Alfa”.
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Alfa, che concerto vedremo al Generation Young Festival?
«Il live che stiamo portando in giro ripropone, in chiave estiva, il tour partito a febbraio nei palazzetti ma con una marcia in più perché gli spettacoli sono all’aperto. Quando c’è bel tempo, è estate e si sta bene, la musica arriva, secondo me, molto di più. La musica dal vivo è uno scambio di emozioni che fa crescere tutti. Io personalmente imparo sempre qualcosa quando osservo i volti del pubblico».
La scaletta che farà ascoltare a Monfalcone?
«Verte sul disco nuovo “Non so chi ha creato il mondo ma so che era innamorato” e include i brani che fanno parte del mio percorso musicale precedente. Non mancherà “Vabbè Ciao”, ultimo singolo tratto dal disco, un brano con sonorità un po’ diverse che parla di un amore che sembrava potesse sbocciare. Ci sarà, insomma, una scaletta che punta sull’emotività perché ritengo che nei concerti estivi ti debba divertire ma anche emozionare».
“Vai!”, la canzone in gara a Sanremo, ha colpito molti. Quale la sua genesi?
«È nata in uno studio in California insieme a due produttori, Ian Scott & Mark Jackson, mentre mi trovavo negli Usa per lavorare al nuovo disco. Il brano parla di questa mia scelta di vita, ma si estende a molti miei coetanei, spronando tutti ad andare avanti anche se a volte non si sa dove. Siamo una generazione che ha pochi punti di riferimento e il fatto di stare in movimento è qualcosa di coraggioso ma risulta l’unica scelta possibile».
Ha fatto breccia pure il duetto con Vecchioni. Come si era mosso per coinvolgerlo?
«La collaborazione con il Professore nasce da fan. Per me Vecchioni significa famiglia perché i miei genitori si sono innamorati con una sua canzone “Luci a San Siro” e io probabilmente sono a questo mondo anche grazie a lui. Il mio manager lo conosceva ma non ci aspettavamo che accettasse, non pensavo nemmeno mi conoscesse come artista».
E poi che è successo?
«Quando invece ha letto il mio finale di “Sogna Ragazzo Sogna” si è convinto e da lì è nata la collaborazione artistica che l’ha portato poi a fare l’intro del mio disco. È un onore avere la benedizione da una delle colonne portanti del cantautorato italiano».
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