“Se Bersani mi chiede scusa pubblicamente, ritiro la querela”. Nuova puntata della vicenda giudiziaria che ha visto condannato l’ex segretario Pd per diffamazione. Per avere definito “coglione” il generale Vannacci durante un comizioio alle Festa dell’Unità a proposito delle tesi contenute nel libro “Il mondo al contrario”. Come avevamo documentato, Pierluigi Bersani, l’ex segretario nazionale del Partito democratico, impugnerà il decreto penale di condanna emesso dal Gip di Ravenna con l’intenzione di andare a processo nella causa intentagli dal generale, oggi europarlamentare della Lega). A dichiararlo ufficialmente lo stesso politico emiliano.
Ora Roberto Vannacci infirma di essere disposto a tornare sui suoi passi. Ma pone una condizione: “Disponibile a chiudere la vicenda da cui è scaturita la condanna dell’onorevole Bersani per diffamazione nei miei confronti se egli riterrà di formulare scuse pubbliche per il linguaggio utilizzato. Non nutro alcuna ossessione personale nei suoi confronti; tuttavia, da parte di un rappresentante delle istituzioni del suo livello, non è tollerabile l’uso di un linguaggio offensivo sul piano personale. Che rischia di legittimare e incentivare violenze verbali estranee al dibattito civile”, sottolinea l’europarlamentare della Lega.
Non tarda ad arrivare la replica al vetriolo di Bersani. Che non sembra molto “propenso” ad accettare le condizioni del generale: “Quando Vannacci avrà chiesto scusa a ebrei, femministe, omosessuali, neri e a tutti gli ‘anormali’ del mondo avrà anche le mie scuse”.
Vannacci nella sua “offerta” di pace aveva aggiunto: “La libertà di opinione è un principio fondamentale – prosegue l’eurodeputato- che consente l’espressione di idee anche critiche; tuttavia, il turpiloquio non fa altro che offendere l’interlocutore, senza arricchire il dibattito; o promuovere lo sviluppo del ragionamento. È con rammarico che constato come, in questa e in altre simili circostanze, l’insulto venga accettato come parte integrante della dialettica politica; e finanche propugnato come un diritto quando è diretto contro chi non condivide ideologie di sinistra o il pensiero unico che da anni si cerca di imporre nella nostra società”.
“Detto ciò, offro la possibilità di chiudere definitivamente questa vicenda impegnandomi a ritirare la querela: a condizione che le scuse pubbliche dell’onorevole Bersani siano associate a una donazione a un’associazione di militari e poliziotti vittime del dovere. Questo gesto rappresenterebbe un segnale concreto di volontà nel superare l’accaduto oltre che un’opportunità per contribuire a una causa di grande valore morale”, conclude Vannacci. In attesa della decisione di Bersani, ricordiamo cosa scrisse sul suo profilo Facebook l’ex numero uno di Largo del Nazareno ed ex ministro delle attività produttive nel secondo governo Prodi: “Sia chiaro che sulla querela del generale Vannacci andrò fino in fondo. Voglio andare al processo. La mia domanda, ancorché in forma scherzosa ed evidentemente non diretta a offendere Vannacci, era e resta vera e sostanziale: se cioè qualcuno, per di più con le stellette, possa definire anormali degli esseri umani, racchiusi in una categoria; senza che questo venga considerato quantomeno un insulto e non una constatazione. Se nell’ anno di grazia 2024 si decide che è possibile ci sarebbe davvero di che preoccuparsi”.
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