Sondaggi TP: maggioranza italiani favorevole a ius scholae
Bentornati con il sondaggio settimanale di Termometro Politico. Come sempre, chiediamo ai nostri lettori cosa ne pensano riguardo i principali avvenimenti di attualità politica, interna ed estera. A questo, aggiungiamo le intenzioni di voto e la fiducia nel premier Giorgia Meloni.
Questa settimana focus su ius scholae, il possibile partito del generale Vannacci e il conflitto russo-ucraino, con questi ultimi protagonisti di una offensiva in territorio nemico e risultati responsabili (stando ad inchieste e alla procura tedesca) del sabotaggio del gasdotto Nord Stream. Cominciamo.
Partiamo dalla politica interna e dalla proposta di legge più discussa del momento: lo ius scholae. La maggioranza del campione risulta favorevole, con un appoggio complessivo del 57,7% contro il 41,3% di contrari.
La risposta più gettonata è anche quella più favorevole: il 33,7% è d’accordo con la proposta ma ritiene che “nel caso il ragazzo sia nato in Italia la cittadinanza potrebbe essere data anche prima della fine del ciclo di studi”. Al 24% del campione la proposta sembra ragionevole in quanto “sarebbe un’opportunità che favorirebbe la vita di ragazzi già di fatto italiani”.
Dall’altra parte, c’è un 22% di rispondenti che afferma di essere contrario in quanto “la legge attuale dà già la possibilità di diventare italiani dopo un iter che credo sia necessario e non debba essere cambiato”. Infine, la risposta meno frequente (ma comunque molto numerosa, il 19,3%) è quella in cui si afferma di essere contrario in quanto “frequentare una scuola non rende necessariamente italiani, la legge attuale è già troppo permissiva sulla concessione di cittadinanza”.
Non si tratta, in definitiva, di una maggioranza schiacciante, ma sì abbastanza marcata, con una differenza di oltre dieci punti tra le risposte date da favorevoli e contrari.
Continuiamo nel solco della politica interna parlando di una ipotesi sicuramente suggestiva, come quella della fondazione di un nuovo partito, guidato dal generale Vannacci (attualmente eurodeputato in quota Lega). Abbiamo chiesto agli italiani cosa ne pensano.
Cominciamo dalle risposte di chi crede che Vannacci potrebbe davvero fondare un nuovo partito. Per il 37,4% del campione il generale “è molto ambizioso e alla ricerca di fama, non rimarrà nelle seconde fila della Lega, ma io non lo sosterrei mai”. Una percentuale decisamente minore (9%) ma non disdegnabile crede che Vannacci “rappresenta un sentire diffuso in parte distinto da quello della Lega e potrebbe avere il mio sostegno“.
Dall’altra parte, tra coloro che non credono a una scissione operata in seno al carroccio, c’è un 23,7% afferma che “anche se continua a esternare il proprio pensiero indipendente, penso colga l’importanza di stare in un grande partito come la Lega”. Dall’altro lato, un 18,3% ritiene che ciò non sia possibile non tanto per una certa coscienza riguardante la sua posizione nel partito, quanto perché “non sarebbe capace di guidare e organizzare un partito, cerca solo di apparire il più possibile sui media, ma non credo abbia ambizioni di leadership”.
Infine, c’è un 11,6% che non sa o non intende rispondere. Stando al campione e alle sue risposte, quindi, vediamo come il generale potrebbe attingere da un bacino già abbastanza importante (9%). Chiaramente, trattandosi di un sondaggio su un partito solo potenziale, non può essere ancora indicativo delle eventuali intenzioni di voto.
Passiamo a due domande di politica internazionale, entrambe legate al conflitto russo-ucraino. Cominciamo proprio dall’offensiva ucraina nel territorio russo di Kursk. Una gran parte del campione (38,9%) ritiene che sia stata una mossa “per essere in una posizione migliore in una trattativa. L’Ucraina per andarsene dal territorio russo chiederà ai russi di andarsene da quello ucraino”. C’è poi un buon 18,3% che sostiene che è stata una mossa atta a “Per “cogliere di sorpresa i russi che non se lo aspettavano e costringerli a distogliere truppe da altre zone, come il Donbass”. Una percentuale abbastanza simile (17,9%) sostiene che si tratti di un diversivo per attirare l’attenzione occidentale e ottenere armi, “mostrando di poter ancora andare all’attacco anche se nel Donbass la Russia avanza”. Infine, il 19,5% del campione afferma che si tratta di una mossa disperata e illegale e che “l’Ucraina fa quello che rimprovera alla Russia, occupa territorio altrui, così allontana la pace”.
Nel frattempo, si è rivelata con quasi totale certezza che il gasdotto Nord Stream sia stato sabotato dagli ucraini (quando, per mesi, la colpa era stata data ai russi). La risposta più gettonata, col 32,4%, è quella di chi crede che fosse chiaro che fossero stati loro “sostenuti dagli USA, l’Ucraina non è amica dell’Europa, non c’è nessuna convenienza nel sostenerla”.
Poi, un 16,8% crede che sia probabile che i responsabili siano stati gli ucraini ma che questi abbiano fatto bene perché “era un’infrastruttura che favoriva la dipendenza europea dalla Russia oltre a danneggiare l’Ucraina”. Per un 19,2% gli ucraini “Hanno commesso un grave errore, danneggiando gli alleati europei, ma la Russia è un pericolo maggiore, per questo dobbiamo sostenere ancora l’Ucraina”.
Infine, c’è un 16,1% che, nonostante le accuse mosse dalla procura tedesca e nonostante l’inchiesta giornalistica del Wall Street Journal che ha ricostruito la vicenda, la responsabilità non è da attribuire agli ucraini.
Torniamo anche con le intenzioni di voto e, rispetto a tre settimane fa, sembra essere cambiato ben poco. Il partito che cresce maggiormente è il M5S, che torna in doppia cifra facendo registrare un 10,1% (+0,4%). FdI e PD, invece, perdono lo 0,3%. AVS torna al 7% mentre la Lega incalza FI/Noi Moderati, che dista ora solo mezzo punto percentuale. Nelle retrovie, Azione si mantiene al di sopra della soglia di sbarramento, mentre Renzi stacca di qualche decimo Michele Santoro.
Chiudiamo con la fiducia in Giorgia Meloni. La premier è sotto la soglia del 40% nell’indice di gradimento, con un 60% esatto che ha poca (11,3%) o per nulla fiducia (48,7%) nel primo ministro.
Nota metodologica: sondaggio realizzato con metodo CAWI, 3.200 interviste raccolte tra il 21 e il 23 agosto 2024.
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