Il caso Harley Davidson fa scuola. Anche Jack Daniel’s abbandona le politiche woke. Dopo che la celebre azienda produttrice di motociclette ha annunciato di voler rinunciare alle politiche DEI (diversità, uguaglianza e inclusione), anche la famosa marca di whisky segue l’esempio. Ha optato per un passo indietro rispetto alla linea ultra-inclusiva. La società Brown-Forman Corp. che detiene il marchio ha confermato di aver cancellato tali programmi a causa delle crescenti pressioni da parte di giornalisti e politici conservatori statunitensi.
I manager hanno detto addio alla linea ultra-inclusiva di Jack Daniel’s. La dirigenza della Brown-Forman Corporation, la più grande azienda di vini e liquori negli Usa, ha inviato una lettera al personale. Rendendo noto che da ora in poi gli incentivi e gli obiettivi dei dipendenti saranno legati alle performance aziendali e non ai progressi in materia di diversità, uguaglianza e inclusività. La società che detiene Jack Daniel’s fa di più: non parteciperà più al “Corporate Equality Index”, che è un indice della Human Rights Campaign Foundation sul trattamento, nelle aziende, di dipendenti e consumatori Lgbt. La stessa decisione presa anche dalla Harley-Davidson.
“Il mondo si è evoluto, la nostra attività è cambiata e il panorama è cambiato radicalmente, in particolare negli Stati Uniti” si legge nella comunicazione riportata dal Telegraph e rilanciata dal Giornale. “Con queste nuove dinamiche in gioco, dobbiamo adattare il nostro lavoro per garantire che continui a guidare i risultati aziendali, riconoscendo al contempo in modo appropriato l’ambiente attuale in cui ci troviamo”. Come per Harley Davidson, Jack Daniel’s nelle ultime settimane era finita nell’occhio del ciclone della rete per la svolta legata a un iper-progressismo esasperato. Fondata più di 150 anni fa, la Brown-Forman in precedenza aveva collegato il 10 per cento della retribuzione ai progressi compiuti sugli obiettivi DEI. Poi per il timpore fondato di sabotaggi e reclami è arrivato il dietrofront. Gli inchini al politically correct sono un danno.
Le multinazionali americane hanno lanciato programmi del DEI sull’inda delle proteste del Black Lives Matter del 2020. Ma da tempo il “wokismo” esasperato ha sempre più suscitato divisioni e insofferenza, riporta il Daily Mail, che informa quanto tutto ciò stia diventando divisivo. I sostenitori delle politiche DEI affermano che tali programmi aiutano a portare più donne e minoranze nel mondo del lavoro e nelle università. Ma i critici dicono che troppo spesso si inneschino esclusioni, frenando le opportunità per gli uomini bianchi etero, anche quando sono candidati migliori. “Sebbene i sondaggi mostrino un ampio sostegno pubblico al DEI, gli elettori si oppongono anche al fatto che le aziende siano troppo coinvolte nella politica”.
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