UDINE. «Avrei voluto vedere crescere assieme le nostre figlie e invece il dolore ha travolto all’improvviso come un’onda la nostra famiglia. Sei e sarai sempre un pezzo fondamentale della mia vita. Ci mancherai tanto, Lory». Ha ricordato così il fratello maggiore, il pomeriggio di mercoledì 21 agosto, in Duomo, Elena, la sorella di Lorenzo D’Alì, il giovane medico trentaseienne travolto e ucciso, la mattina di domenica 11 agosto, da un’automobile mentre stava percorrendo, in sella alla sua bicicletta, la strada di Prossenicco, nel Comune di Taipana.
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In tanti, tra parenti, amici e colleghi, hanno preso parte alla cerimonia funebre, officiata da monsignor Luciano Nobile assieme a don Michele, parroco della cappella dell’ospedale, e a don Roberto Gabassi, parroco del Sacro Cuore con un accolito.
Presenti anche l’assessore alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, assieme al direttore generale dell’AsuFc, Denis Caporale accompagnato dalla direzione strategica.
Tanta la commozione ascoltando le parole della sorella di D’Alì. «Ti ho perso ma continuo a sentire la tua presenza. Solo qualche settimana fa avevamo trascorso assieme, anche con mamma e papà, qualche giorno di vacanza. Non so se ti ho mai detto quanto ti voglio bene, l’ho sempre dato per scontato. Ti prometto che trasferirò alla tua adorata moglie Elena, a tua figlia e ai nostri genitori questo sentimento».
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Lorenzo D’Alì era ben voluto e stimato anche dai colleghi, che ieri si sono stretti alla famiglia. «Caro Lorenzo – le parole lette da una collega – eri una persona gentile, educata e onesta. Per noi di Anatomia patologica eri anche un valido professionista. Era un piacere lavorare con te. Non è facile passare davanti alla tua scrivania vuota e non vedere il tuo sorriso contagioso. Ci consola una cosa soltanto: te ne sei andato mentre eri in sella alla tua adorata bicicletta. Il tuo sorriso ci accompagnerà nella vita di tutti i giorni. Eri e resterai un ragazzo d’oro. La tua famiglia potrà sempre contare sul nostro sostegno».
D’Alì stava percorrendo un tratto in discesa in sella alla sua bicicletta, quando, in prossimità di una semicurva, si era scontrato frontalmente con un’automobile che proveniva dalla direzione opposta di marcia. L’impatto era stato molto violento, con il trentaseienne finito prima sul parabrezza della vettura, poi sull’asfalto. Nonostante l’intervento dei sanitari e i ripetuti tentativi di rianimarlo per il ciclista non c’è stato nulla da fare.
«Lorenzo ha amato la sua famiglia, lo sport, la montagna e anche il suo lavoro – le parole di monsignor Nobile durante l’omelia –. È cresciuto in una famiglia di fede cattolica e ha cercato di gioire delle cose semplici che offre la vita. Il caro Lorenzo è salito al Padre gustando un momento di felicità, una corsa con la sua bicicletta. Il senso del dovere è stato un punto di onore per lui. Possiamo definirlo un buon samaritano, intento all’esame dei tessuti e delle cellule per cercare una cura utile a guarire i malati. Una vera e propria missione, la sua. Un medico è l’amico di Dio. Affidiamo Lorenzo a Gesù, che è il primo samaritano che cura le nostre ferite e che ci assicura una vita piena nella risurrezione».
Lorenzo D'Alì viveva in città assieme alla moglie Elena Mansutti e alla figlioletta di 3 anni. Era medico specialista in Anatomia patologica e operava al padiglione 20 dell'ospedale Santa Maria della Misericordia.
Nato a Genova, D'Alì si era trasferito a Udine nel 2016 per la specializzazione e qui aveva conosciuto e poi sposato Elena Mansutti, anche lei dipendente dell'AsuFc come tecnico di laboratorio. Oltre alla moglie e alla figlia lascia anche la sorella Elena e i genitori Lucia e Giuseppe, che risiedono in Liguria.