Si compone di sempre più pezzi il puzzle relativo al prossimo futuro di Jannik Sinner dopo l’annuncio della positività a un metabolita del Clostebol, con relativa assoluzione per il numero 1 del mondo. Adesso arriva anche quello della WADA, che è una delle due entità con diritto di ricorso fino al prossimo 6 settembre (l’altra è NADO Italia). E in effetti l’agenzia mondiale antidoping conferma che sta valutando la situazione.
Lo ha confermato alla DPA (Deutsche Presse-Agentur, l’agenzia di stampa con sede ad Amburgo presieduta da Peter Kropsch), attraverso un portavoce. Chiaramente, un ricorso andrebbe a finire al TAS di Losanna, che è il grado di giudizio definitivo per le vicende di questo genere. Il succo è questo: “Come facciamo sempre, esamineremo con attenzione tutta le documentazione. Ci riserviamo perciò la facoltà di presentare appello“.
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Va comunque rimarcato come, per presentare un appello, la WADA dovrebbe finire per andare contro a figure che sono al suo stesso interno. Nelle 33 pagine di sentenza dell’ITIA sulla questione legata a Sinner, infatti, si nota come due dei tre esperti interpellati sono attualmente interni a laboratori dell’agenzia mondiale antidoping, e un terzo lo è stato. Senza contare che è stato dichiarato, sempre all’interno del dispositivo, che la quantità in questione non poteva portare ad alcun miglioramento delle prestazioni (si parla, va ricordato, di meno di un miliardesimo di grammo).
Bisogna tenere presente un punto: anche qualora WADA o NADO Italia presentassero ricorso in appello, Sinner potrebbe continuare a giocare. Ricordando un caso ben noto nel tennis italiano, fu la situazione di Sara Errani nel 2018, quando peraltro si vide continuamente rinviata una sentenza che, poi, portò a una seconda, più lunga e separata nel tempo squalifica rispetto alla prima, che era di due mesi. Un autentico nonsense che, peraltro, si sarebbe potuto evitare anche secondo le normative.