Mentre i suoi rivali infieriscono (complice forse una certa animosità per i traguardi raggiunti dal tennista azzurro), gli esperti continuano a delegittimare a suon di argomentazioni scientifiche l’accusa di doping esplosa su Jannik Sinner. L’ultimo della serie, ma solo in ordine cronologico, è Mario Brozzi, ex medico sociale di Roma e Milan, che intervistato dalla redazione Sport del Gr Rai in merito alla vicenda ha spiegato a chiare lettere: «Un miliardesimo di grammo, la quantità di sostanza proibita trovata nelle urine di Sinner, fa proprio pensare a un utilizzo cutaneo e dunque ipotizzare una somministrazione dermatologica di un doping per aumentare il peso corporeo o la massa muscolare, sinceramente ha il sapore di una favola».
«Oltretutto – prosegue l’esperto ripreso da Italpress – da medico sportivo dico che osservando le caratteristiche biomeccaniche di Sinner, un longilineo naturale, pensare di andare a potenziarne le strutture muscolari sarebbe da stolti. Basta guardare il suo biomorfismo per comprendere che la sua capacità di vincere sul campo non è assolutamente legata alla potenza muscolare, ma alla perfezione del gesto». Insomma, smonta tutto il castelletto di accuse e recriminazioni, il prof Brozzi, che dall’alto di un’esperienza professionale maturata sul campo e esercitata ad alti livelli, non ha dubbi: «È la quantità che determina l’effetto dopante. Ve lo ricordate il Nandrolone? Era diventato il nostro incubo, non riuscivamo a capacitarci della diffusione di tanti casi di positività a quella sostanza. Poi si venne a scoprire che c’erano integratori che ne erano contaminati».
«Ebbene anche il nandrolone ha una soglia di tolleranza, ovvero 2 nanogrammi. Sotto a quel limite è consentito», prosegue Brozzi. Che poi aggiunge: «Quindi è la infinitesimalità della quantità di Clostebol rilevata nell’organismo di Sinner, che ne testimonia un’assunzione che nulla ha a che vedere con quelli che sono i principi e i dettami del doping». Non solo. Continuando a parlare delle frontiere del doping, col passare del tempo spostate sempre più in avanti, l’esperto ha sottolineato: «Ricordo il doping di Stato di Paesi come la Ddr, che ha fatto scuola iniziando a utilizzare qualsiasi tipo di sostanza per aumentare la potenza muscolare. Non dimentichiamo il doping in minus per inibire la crescita e la potenza di atlete come le ginnaste. Si è fatto di tutto, fino alla frontiera del doping genetico, per smascherare il quale bisognerebbe ricorrere ai test del Dna».
Pertanto: «Tutto si può fare – ha concluso Brozzi –. Ma sinceramente pensare oggi che Sinner possa vincere grazie a un tubetto di crema, mi sembra quantomeno anacronistico»… Intanto, mentre i rosiconi postano e i detrattori cavalcano ad arte i sospetti e rilanciano le accuse, una collega del calibro di Flavia Pennetta, unica vincitrice italiana all’Open degli Stati Uniti, inteprellata a sua volta dai microfoni del Gr Rai, in un’intervista dichiara: le possibilità che Jannik Sinner vinca a New York «sono tantissime. Va lì non dico da favorito, però da numero 1 del mondo sì. Quindi con grandissime aspettative, nonostante abbia avuto delle difficoltà in questo periodo. Ma la vittoria di Cincinnati può dargli ancora più certezza e sicurezza».
Secondo l’ex tennista brindisina c’è una differenza sostanziale tra Sinner e tutti gli altri: «La sua apparente freddezza. Quando gioca non fa vedere all’avversario le difficoltà che lui trova durante la partita. Rimane sempre molto composto, molto ordinato. Non si fa mai prendere dal panico, riesce sempre a trovare la soluzione. Questo per un ragazzo giovane come lui è impressionante». Allora, a detta della Pennetta, il regno di Jannik «durerà tanto – ha aggiunto la tennista –. Si alternerà tantissimo con Alcaraz. Loro due oggi sono quelli che hanno qualità superiori rispetto agli altri. Per tanti anni sentiremo i loro nomi, sarà una lotta continua a chi vincerà di più tra i due». E che tutti gli altri – specie quelli che in queste ore firmano attacchi scomposti e post al vetriolo – se ne facciano una ragione…
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