L’incertezza fa volare l’oro. Nuovo record per il prezzo del metallo prezioso, che ha superato i 2570 dollari all’oncia. Significa +22% dall’inizio dell’anno e +32% rispetto a dodici mesi fa. Le previsioni degli analisti parlano del traguardo dei 3mila dollari entro l’anno. Ma un apprezzamento a questi livelli, un rally ben superiore a quello dell’azionariato (22% contro il 16% di S&P 500 per esempio) non si spiega solo con la ricerca di beni rifugio dettata dal periodo storico.
Sicuramente una delle spinte arriva dalle tensioni geopolitiche: la guerra di Russia e Ucraina, quella in Medi Oriente che rischia di ampliarsi. E si aggiungono le tensioni economiche e politiche tra Stati Uniti e Cina e l’incertezza tipica del periodo elettorale americano, con le elezioni a novembre. Tutto questo porta il mercato a credere e sostenere i beni rifugio (anche l’argento e il platino) e così il prezzo vola e si stima una crescita costante e continua fino almeno a fine anno.
Pesa, molto, l’incognita “tassi”. L’incertezza anche qui regna sovrana e quindi la quotazione dell’oro sale. L’aumento della probabilità di un taglio dei tassi da parte della Fed a settembrespinge il prezzo del metallo prezioso. Anche per questo c’è grande attesa per il discorso di Jerome Powell, presidente della Banca Centrale Americana, venerdì prossimo al simposio di Jackson Hole che si apre ufficialmente domani. La riunione di luglio della Fed ha fatto intravedere la fine della politica monetaria di questi anni, ma la certezza si avrà solo il prossimo mese (il 18 settembre).
Tutto questo non basta a spiegare il record dell’oro e la previsione di una continua corsa. Un altro motivo sono i forti acquisti delleBanche centrali. Hanno comprato oltre mille tonnellate di oro l’anno scorso, diminuendo a favore del metallo prezioso le riserve valutarie. Nel secondo trimestre del 2024 si è registrato un aumento del 6% su base annua.E oltre ad acquistare più oro di quanto ne vendano in molte stanno riportando “a casa” le riserve auree conservate all’estero. All’aumento di domanda ha corrisposto un incremento dell’offerta. Ovviamente l’effetto è il rialzo del prezzo. Via dal dollaro americano e spazio all’oro. Secondo il World Gold Councilla quota del dollaro nelle riserve mondiali a marzo 2024 era al 58,9%, contro il 70% dei primi anni 2000.Motivi economici certo (mettersi al riparo dalla volatilità dei mercati), ma anche politici. La dedollarizzazione è la bandiera della Cina e del blocco Brics. Ecco perché i 3mila dollari all’onciaper l’oro entro fine anno sono un traguardo tutt’altro che remoto.