Addio a Giorgio Poidomani. Il primo amministatore delegato del Fatto Quotidiano, già al vertice de L’Unità, ci ha lasciato nella giornata di oggi: aveva 90 anni. I funerali si terranno mercoledì 21 agosto alle ore 11 nella chiesa di San Lorenzo in Lucina, a Roma.
Manager di alto livello nelle principali aziende del Paese, laureato in chimica industriale al politecnico di Milano, Poidomani entra nella Sir di Nino Rovelli negli anni ’60 e viene subito inviato a Parigi per sviluppare i mercati in Francia. Torna in Italia per coordinare le imprese del gruppo che producono materie plastiche, fra cui Mvr che, con i suoi pannelli in fibra di vetro, a metà degli anni Settanta vince appalti in Arabia Saudita per la costruzione di scuole progettate da Luigi Pellegrin. Dopo la Sir approda in Sogene, società immobiliare del Vaticano, proprietaria di asset come l’hotel Watergate a Washington e la metropolitana di Città del Messico. Collabora con diverse altre aziende, fra cui la società dei fratelli Jacorossi che nei primi anni Novanta acquisisce una quota di Editori Riuniti.
Nei primi anni Duemila, Poidomani era diventato l’amministratore delegato de L’Unità, diretta prima da Furio Colombo e poi da Antonio Padellaro. Proprio con Padellaro, con Marco Travaglio e Peter Gomez, nel 2009 Poidomani dà vita al Fatto Quotidiano: i primi incontri li ospita a casa sua. “Facevamo le riunioni in questo salotto. Eravamo io, Padellaro, Travaglio e Gomez”, aveva dichiarato in un’intervista di qualche anno fa. “Il nostro ministro del tesoro senza tesoro“, lo ha definito Padellaro in un articolo pubblicato per i 10 anni dall’esordio in edicola. Al Fatto Poidomani ha ideato la struttura e definito il business plan. Da ad ha firmato i contratti di assunzione dei giornalisti che hanno formato il nucleo originario delle redazioni del Fatto e del ilfattoquotidiano.it, ma anche degli amministrativi e dei grafici. È rimasto in carica fino al 2012. Era anche un appassionato rugbista: terza linea ala, negli anni ’50 aveva giocato per il Rugby Milano, presenziando pure in Nazionale.
Attivo nel sociale, faceva volontariato nelle carceri con l’associazione Antigone. “Fino a poco tempo fa, a 89 anni di età, due volte alla settimana Giorgio usciva di casa, raggiungeva la fermata della metropolitana, scendeva al capolinea di Rebibbia, camminava fino al carcere e teneva la riunione di redazione con i detenuti che collaborano alla nostra trasmissione radifonica Jailhouse Rock realizzando in ogni puntata un giornale radio”, racconta Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. “I salotti lo annoiavano. Nell’umanità del carcere aveva trovato le relazioni più vere dell’ultima parte della sua vita”, aggiunge Gonnella. Alla famiglia le condoglianze delle direzioni, delle redazioni e delle strutture amministrative del Fatto Quotidiano e del ilfattoquotidiano.it.
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