I privati bussano. Chiedono spazio, nel settore delle case di riposo, anche in Veneto. E sono in pressing per ottenere nuovi posti letto – ma in pochi anni ne hanno messi a disposizione quasi cinquemila in Veneto, oltre un quinto dei quali nella Marca – e dunque autorizzazioni che seguano quella della fatidica delibera con cui nel 2013 l’allora assessore regionale al welfare, Remo Sernagiotto, fissava la nuova soglia di 36.957 posti letto in tutta la Regione, autorizzati ad accreditabili.
E c’è chi scommette che prima o poi anche in Veneto, di fronte all’invecchiamento della popolazione e alle liste di attesa già esplosive, il privato chiederà di rompere uno dei perni del sistema, ovvero che le impegnative sin qui riservate alle Ipab o ai privati e religiosi onlus vengano estese, in tutto o in parte, alle strutture private che stanno incrementando la presenza dalla Marca al Veneto.
A Treviso e provincia ci sono 5.653 posti letto in 58 strutture (in Veneto sono rispettivamente 33.550 e 350). Il 40% sono enti pubblici, altrettanti i religiosi e i privati non profit, il 13% privati. Per le rette, se c’è l’impegnativa regionale si paga intorno ai 1.700 euro al mese ma, senza, la retta sale fino a 3.200-3.300 euro al mese. Cifre non da tutti sostenibili, anzi. L’impatto economico è uno dei problemi che più si fa sentire sulla famiglie. In lista di attesa, nella Marca, ci sono oltre 1.700 anziani (mille nel capoluogo e nel suo distretto). Ogni anno cresce l’invecchiamento della popolazione, ed è quasi fisiologica la necessità di strutture e centri, ma anche di co-housing. «Forse raddoppiando i posti letto saremmo a posto, in futuro», sospira un direttore di Ipab, «Ma è fantascienza».
Le Ipab e le case di riposo “tradizionali”, che hanno visto peraltro blindate le impegnative con l’ultimo stanziamento triennale della giunta Zaia (l’assessore è Manuela Lanzarin) – 20 milioni di euro stanziati sia nel 2024, che nel 2025 che nel 2026 – non vogliono sentir parlare di concessioni al privato. La quota erogata dalla Regione è stata adeguata dai 49 €/giorno (fino al 30 luglio 2022), ai 52 attuali, ma con l’extra di 5, 2 euro in più al giorno ai malati di Alzheimer che richiedono maggiori cure e servizi. Quando durerà il sistema? E quanto terrà, visto il pressing spinto dei privati, che chiedono alla Regione di adeguare il quadro normativo a uno sociale mutato?
Le Ipab e gli enti religiosi, ma anche i privati onlus, mettono già le mani avanti. Quello che è stato sin qui garantito dalla Regione non va toccato. E lo dice a chiare lettere Roberto Volpe, presidente dell’Uripa, l’associazione regionale: «La delibera del 2013 ha certamente dato il permesso di costruire strutture e di allestire posti letto, entro la soglia massima prevista, ma specifica molto chiaramente come questo dovesse avvenire senza esborsi ulteriori per la Regione, come esplicitato al punto 10», ribadisce Volpe, «I privati che oggi chiedono sapevano benissimo di non poter contare su alcun automatismo relativo alle impegnative o a compartecipazioni finanziarie delle Regione. In sostanza, la Regione aveva aperto ai privati e ad altre strutture con posti letto, ma legati solo ed esclusivamente al rischio d’impresa. Spiace vedere che qualcuno dimentichi le premesse e i limiti fissati dalla delibera: le regole di ingaggio erano chiare».
Resta il pressing dei privati sulla Regione. «Come Uripa non accetteremo mai di veder ridotte le garanzie assicurate in questi anni: la nostra logica non è quella del profitto, ma esclusivamente quella del servizio e dell’assistenza pubblica», insiste, «La Regione ritiene di “aprire” ai privati? Faccia, ma con risorse aggiuntive. Per la Pedemontana o per altre voci si trovano? Lo si faccia anche per anziani, sociale e sociosanitario. Ed i conti sono presto fatti: 100 impegnative in più costano due milioni... quello che ora sta succedendo era prevedibile, io stesso per primo l’avevo detto nel 2013, criticando il provvedimento. “Vedrete che così fra un po’ i privati busseranno”. E infatti... ma allora mi crocifissero tutti».
In Veneto i poli privati fanno capo ad alcuni colossi italiani e stranieri: Sereni Orizzonti (uno, a Follina), Numeria (a Istrana, ma ben sette strutture fra le province di Venezia e Padova), i francesi di Emeis (ex Orpea, presenti a Maserada e Dosson), i tedeschi di Clariane (ex Corian, a Tarzo). Se nella nostra provincia hanno circa 800 posti letto, nel Veneto hanno superato quota 4.000. Altro sono i privati storici di società locali (Monastier, Spresiano, Cavaso del Tomba).