TRIESTE Sofia, Vladimiro, Anna e Giulia sono giovanissimi, innamorati del proprio impegno. Mario e Giuseppe hanno diversi anni di esperienza alle spalle ma la passione è la stessa degli inizi. Stefano, dopo otre 15 anni “sul campo”, ora è anche istruttore e fiduciario federale. Sono alcuni degli assistenti bagnanti operativi a Trieste.
«Non chiamateci bagnini – precisano subito – un termine comune che però non è corretto». Alcuni sono in attività anche a Monfalcone e tutti fanno parte della cooperativa Lase. Gli episodi da raccontare sono tanti. C’è chi si è visto chiedere in regalo la maglietta da una bagnante, chi ha piccoli fan che vorrebbero fare gli assistenti da grandi e c’è pure chi racconta di aver salvato un cormorano.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14542299]]
Tra i più entusiasti Valdimiro Zacchigna, 21 anni, di base ai Topolini: «sono al mio quarto anno, ho iniziato prestissimo. Mi piace tutto di questo lavoro e lo faccio con grande impegno. Sempre. Anche se devo controllare giovani che hanno solo pochi anni meno di me, mi ascoltano. Il momento in cui ti senti più utile è quanto capita qualche problema: di solito sono di piccola entità, graffi o qualche escoriazione. Oltre al cerotto, le parole di conforto e di rassicurazione sono fondamentali. La cosa più curiosa finora? Una ragazzina voleva la mia maglietta: il fascino del nostro ruolo resta ancora vivo, almeno in parte. Ma il nostro obiettivo è un altro – sottolinea – garantire la sicurezza a tutti, senza distrazioni».
[[ge:gnn:ilpiccolo:14531001]]
Chi adora il suo incarico è anche Sofia Ellero, 17 anni, studentessa del liceo Galilei, alla sua prima esperienza: «Ho una grande passione per il nuoto, trasmessa da mamma e nonno. Credo anche sia un’opportunità per mettere da parte un po’ di soldi. Li userò per pagarmi la patente. Quanto all’impegno sul campo, mi sento pronta a intervenire qualsiasi cosa accada».
Stessa età per Anna Bilucaglia, studentessa del liceo Petrarca, quest’estate al Circolo Marina Mercantile: «È il mio secondo anno e sono contenta, amo stare in mezzo alla gente e dare una mano agli altri. È un’occupazione stagionale perfetta. Tra i momenti più particolati vissuti, il salvataggio di un cormorano. Si era fatto male su uno scoglio e non riusciva più a muoversi bene. Ho chiamato l’Enpa ed è stato soccorso».
Giulia Coconcelli, al suo secondo anno con la canottiera rossa, ha concluso i brevetti a Trieste e quest’anno lavora a Monfalcone: «Ho seguito con grande interesse la parte relativa al pronto soccorso e alle ordinanze che riguardano il mare perché è fondamentale essere preparati su tutto. Sono capitati, per fortuna, malori di lieve entità, svenimenti o colpi di calore, situazioni nelle quali è fondamentale prima di tutto calmare la persona e rincuorarla. Al di là di questo – aggiunge – è una quotidianità che mi fa sentire bene, stare tra la gente e dare un supporto».
A Monfalcone c’è anche Mario Bisoni, un veterano, 69 anni, pensionato in gran forma, ex autista dei bus a Trieste: «Ogni giorno capita qualcosa, potrei scrivere un libro, anche se si tratta di piccole cose che fanno parte della quotidianità. In tutto ho una decina di stagioni sulle spalle, sempre con la stessa voglia di fare».
All’Ausonia Giuseppe Micalef, 54 anni, lo conoscono tutti, molto amato dai bambini: «Durante l’anno ho un altro lavoro, ma d’estate sono qui. Tra gli aspetti più piacevoli un ragazzino che vuole diventare assistente bagnanti. Mi segue e mi domanda informazioni e curiosità ogni giorno».
Dopo 15 anni di attività in prima fila, Stefano Berto è invece diventato istruttore, fiduciario del salvamento della Federazione italiana di Trieste. È lui che ricorda uno degli episodi più toccanti, quando «anni fa ho portato fuori dall’acqua una persona, che abbiamo rianimato per 45 minuti prima dell’arrivo dell’elicottero. Le abbiamo salvato la vita, e questo, alla fine, è ovviamente la parte più importante del nostro lavoro».
RIPRODUZIONE RISERVATA