Non solo autonomia, premierato, Jobs Act. Ora si affaccia anche l’ipotesi di un referendum sullo Ius soli. La proposta è stata lanciata da Riccardo Magi di +Europa, che si sarebbe già messo al lavoro per compattare intorno al quesito i partiti della sinistra ed espressioni del mondo associativo. Insomma, con la semplificazione delle procedure resa possibile dalla raccolta di firme online, qualcuno a sinistra sembra averci preso gusto. Ma la faccenda è meno lineare di come sembra e apre interrogativi sullo strumento e sulle sue finalità.
In sostanza, il quesito cui sta lavorando Magi dovrebbe chiedere l’abrogazione della parte della legge del 1992 che prevede che i ragazzi nati in Italia da genitori stranieri possano chiedere la cittadinanza al compimento dei 18 anni, avendo vissuto ininterrottamente nel nostro Paese. Cancellandola si otterrebbe lo Ius soli.
Matteo Salvini ha liquidato la questione del referendum sull’Autonomia spiegando che “ne parliamo a settembre…”. “Ogni referendum per me è il benvenuto”, ha aggiunto, rispondendo a margine di un evento a Monza alle domande dei cronisti sull’accelerazione nella raccolta delle firme impressa proprio dall’online. Salvini, insomma, ha sostanzialmente ribadito che quando gli italiani si esprimono non è mai un problema e ha valorizzato l’aspetto della partecipazione popolare alle dinamiche decisionali del Paese, tenendosi giustamente lontano da un discorso sui massimi sistemi inadeguato tanto al contesto quanto a un argomento così al centro del dibattito politico.
Epperò, il ragionamento sul senso dello strumento referendario inizia a farsi strada, ora che sembra diventato una clava da brandire contro ogni proposta o legge già esistente sgradita. Perfino a sinistra sembrano essersi resi conto che non si può fare opposizione così, tanto che diverse voci frenano sullo Ius soli, pur dicendosi d’accordo con il merito della proposta di Magi. Nicola Fratoianni, secondo quanto riportato da La Stampa, ha spiegato che “sul merito non c’è proprio dubbio, siamo sempre stati favorevoli allo ius soli”, ma che “la valutazione da fare riguardo lo strumento del referendum e la tempistica, perché ci sono diversi quesiti sul tavolo, bisogna stare attenti a non diluirli”. Laura Boldrini, che pure sul tema ha presentato proposte di legge, ha detto che “è prima di tutto il Parlamento ad avere il dovere di occuparsene”. Italia Viva, con Ivan Scalfarotto, ha fatto sapere che “valuteremo il progetto di +Europa quando avremo più informazioni”. Per Alessandra Maiorino del M5S, poi, “bisogna capire cosa ne verrebbe fuori”.
È evidente che c’è in queste prese di posizione anche la consapevolezza che un referendum del genere rischia di essere un boomerang, tanto più che arriva a bocce ferme, su un tema così sensibile e così in contrasto con il programma di governo sulla base del quale gli italiani hanno votato il centrodestra. E qui si arriva al punto di questa frenesia referendaria che ha preso la sinistra e della quale scriva anche la docente di diritto costituzionale Serena Sileoni, in un articolo a sua firma, sempre su La Stampa, intitolato “Perché i referendum vanno usati con cura”. Dopo aver fatto un excursus su come nasce, su quale sia stato nel tempo l’uso del referendum e sul suo valore di “strumento di partecipazione popolare alle scelte politiche”, Sileoni avverte che “l’enfasi referendaria che caratterizza questa estate ha un lato meno solare”.
Elencando i referendum di cui si parla, da quelli sulle riforme a quello sul salario minimo, la docente sottolinea che “non si vorrebbe che tutto il trasporto per il voto popolare nasconda il solito elefante nella stanza: la necessità di colmare la debolezza del sistema politico con la forza dell’opinione pubblica”. Quindi, dopo aver ribadito il valore dello strumento, Sileoni sottolinea che “proprio per non intaccarne l’importanza, è bene invocarli e maneggiarli con cura e trattarli come tali, piuttosto che come i più genuini strumenti di democrazia del popolo e dal popolo. Il voto è il diritto politico più importante che abbiamo. Attenzione quindi a non trasformare quello referendario in un match continuo in cui il sistema politico resta in panchina e la conflittualità che esprime viene caricata sulle matite dei cittadini”.
L'articolo Referendum, ormai siamo alla farsa: ora arriva pure quello sullo Ius soli sembra essere il primo su Secolo d'Italia.