Abbiamo già vinto una medaglia di bronzo nel tennis all’Olimpiade di Parigi. Ma è successo 100 anni fa, ai Giochi del 1924, grazie ad un personaggio straordinario, ormai -forse- quasi dimenticato.
Il barone Uberto Luigi De Morpurgo era solo da pochi anni “suddito” del Regno d’Italia, perché era nato a Trieste il 12 gennaio 1896, quando la città era ancora – da oltre mezzo millennio - “dominio” degli Asburgo. Aveva giocato a tennis per i colori dell’Impero austro-ungarico e aveva combattuto nella Grande guerra nella neonata aviazione austriaca, come il mitico barone Goffredo de Banfield, l’Aquila di Trieste.
Uberto Luigi De Morpurgo, finita la guerra e passata Trieste all’Italia dopo il trattato di Versailles nel 1919, diventa formalmente un atleta Azzurro (colore della casa Savoia).
Il barone De Morpurgo, nelle migliori tradizioni della Trieste del tempo, è cosmopolita, poliglotta, un “cittadino del mondo”, di padre ebreo e madre inglese con passaporto ceco. Inizia a giocare a tennis ad Oxford, dove diventa campione junior d’Inghilterra. Poi si trasferisce a Parigi, per scalare le classifiche internazionali che lo porteranno ad essere il numero 8 al mondo.
Ma com’è il suo tennis? “È un uomo grande, longilineo e ha molta forza. Lui ha un servizio incredibile, di grande velocità, ma poco controllo, sulla prima palla e un kick esageratissimo sulla seconda, di una contorsione così estrema da logorare perfino la sua grande struttura”.
Bill Tilden, grande tennista statunitense negli anni della “Belle époque” del tennis, ma “scandaloso” per la sua dichiarata omosessualità, descrive così il nostro barone, aggiungendo che era eccellente nel suo attacco a rete.
I “gesti bianchi” del barone De Morpurgo, rigorosamente in pantaloni lunghi e con la racchetta di legno, erano quindi potenti e forse aggressivi. Gioca in tutti i più importanti tornei internazionali, da Wimbledon al Rolland Garros, passando per gli Internazionali d’Italia, partecipando per 11 volte alla Coppa Davis, che allora si chiamava “International Lawn Tennis Challenge”.
Ma il suo risultato più prestigioso è la medaglia di bronzo ai Giochi di Parigi nel 1924. Batte tutti gli avversari, turno dopo turno, finché si scontra con l’americano Vincent Richards, che poi vincerà l’oro, in 4 set. Nella finale per il terzo posto si scontra con un beniamino di casa, il francese Jean Borotra, un avversario ostico, che aveva appena vinto il Roland Garros e Wimbledon. Sembra un’impresa impossibile e invece Uberto vince in 5 set la medaglia di bronzo, dopo una battaglia estenuante, per 1-6, 6-1, 8-6, 4-6, 7-5. Per l’Italia, fino ad oggi, è la prima e unica medaglia olimpica nel tennis.
Il barone Uberto Luigi De Morpurgo muore a Ginevra il 26 febbraio 1961, a 65 anni, e nel 1993 viene inserito nella Hall of Fame degli sportivi internazionali ebrei.
Cento anni dopo, doveva essere Jannik Sinner, anche lui “mitteleuropeo” come il nostro barone, a conquistare una medaglia olimpica nel tennis, forse addirittura l’oro, ma prima si è inceppato e poi si è ammalato ed ha rinunciato a Paris2024 e se n’è andato in vacanza con la sua nuova fidanzata. E’ arrivato, invece, il magnifico Lorenzo Musetti, toscano dal tocco raffinato, che ha eguagliato il nostro barone conquistando la medaglia di bronzo. Ma non basta. Due giovani donne, Errani (37 anni) e Paolini (29 anni), sono entrate nella storia perché nel doppio hanno conquistato l’oro. E così il barone Uberto Luigi De Morpurgo si sentirà meno solo nell’olimpo del tennis.