Al Challenger 125 di San Marino (terra battuta) l’ultimo italiano a salutare è stato Fabio Fognini che in semifinale si è arreso 6-2 7-5 al francese Alexandre Muller (n.99 ATP e terza testa di serie), lasciando per strada qualcosa come sei servizi. Una sconfitta che non ci sta in termini di classifica (Fognini è n.69) e soprattutto di talento, e che probabilmente va spiegata, come tante altre volte nella carriera del tennista ligure, con un problema di motivazione e concentrazione. Un problema che ha sempre perseguitato Fabio e che con l’età si è ovviamente acuito perché a 37 anni compiuti è naturale che per rendere al meglio serva lo stimolo del grande torneo, come lui stesso ha recentemente dichiarato. Se poi la classifica richiede la partecipazione a qualche Challenger, bisogna essere consapevoli dei rischi, come il match col francese ha ampiamente confermato. Francese che si è così ritrovato in finale dove ha affrontato, davanti a spalti gremiti nonostante non ci fossero italiani, il 22enne cinese di Taipei Chun-Hsin Tseng (n.146 ATP), un giocatore che a noi piace molto perché, pur privo di un grande talento, è sempre di esempio per impegno e dedizione, con quei suoi piedi velocissimi che danno l’impressione di poter arrivare su qualsiasi palla. Ma il 27enne nativo di Poissy dimostra subito che, con qualche debita contromisura, questa impressione di onnipotenza atletica può essere di molto ridimensionata. Così, in un match dalla qualità non eccelsa, imbriglia con successo la verve dell’avversario e nel terzo e decisivo set, fa corsa di testa arrivando a servire sul 5-3 in proprio favore. E’ a questo punto però che scopre come il cinese sia tutt’altro che pronto per la doccia. Anzi Tseng gioca di gran lunga il miglior game della sua partita, allunga e velocizza gli scambi e si riporta sotto con una serie impressionante di vincenti. Si arriva così al tie-break in cui però Muller parte a razzo e si porta sul 6-0. Poi cerca di sperperare il suo vantaggio, senza però riuscirci e così, dopo quasi tre ore di gioco, può finalmente alzare le braccia al cielo: 6-3 4-6 7-6(3) il punteggio finale. Per Muller è la terza vittoria Challenger in carriera (Blois 2022 e Montechiarugolo 2023 i precedenti) che gli permette di risalire al n.77 ATP, a sole sei posizioni dal suo best risalente allo scorso gennaio. Non riesce invece a rimpinguare il suo bottino il giocatore asiatico che ricordiamo nel 2018 fu n.1 tra gli juniores con le vittorie a Roland Garros e Wimbledon.
Una rapida occhiata alle altre finali ci racconta del successo del danese August Holmgren (n.249) che a Porto (Challenger 125, cemento) ha battuto in finale con un doppio tie-break lo spagnolo Alejandro Moro Canas (n.168). Il 26enne Holmgren è nato comprimario e tale rimarrà, ma intanto, in questa che al momento è di gran lunga la sua miglior stagione, si toglie la soddisfazione di portare a casa un altro Challenger (il precedente in luglio a Pozoblanco) e di migliorare il proprio best ranking alla posizione n.167, secondo miglior danese in classifica dopo Holger Rune.
In Germania, al Challenger 100 di Luedenscheid (terra battuta) l’olandese Botic van de Zandschulp regala la sorpresa facendosi battere in finale (3-6 6-4 6-3) dal 22enne belga Raphael Collignon che mette in bacheca il primo Challenger della sua carriera, dopo che quest’anno aveva fatto razzia di ITF (Kassel, Angers e Hammamet).
A Liberec (Challenger 75, Repubblica Ceca) vittoria del boliviano Hugo Dellien che ha onorato la sua prima testa di serie conquistando così il suo dodicesimo titolo, il secondo della stagione. Con questo risultato Dellien risale alla posizione n.130 (è stato n.64 esattamente due anni fa) giusto 40 posti davanti al fratello minore Murkel.