L’architettura partecipata e l’intermodalità dei trasporti, l’aggiornamento dei sistemi infrastrutturali nelle metropoli, i negozi che sorpassano il concetto di funzionalità per diventare luoghi di entertainment e una nuova reattività dell’organismo architettonico sono gli elementi che stanno riconfigurando la progettazione contemporanea, in particolare urbana. A questi si aggiungono la distribuzione del verde e un’urgenza legata alla permeabilizzazione dei suoli per ridurre il calore all’interno del tessuto cittadino. «I luoghi in cui viviamo non sono spazi di contemplazione, bensì di utilizzo e dunque la funzione deve rimanere in primo piano, anche se oggi intervengono molti e diversificati ragionamenti intorno al progetto», racconta a Panorama l’architetto Massimo Iosa Ghini, fondatore dello studio Iosa Ghini Associati che opera tra Milano, Bologna, Mosca e Miami. In questo momento il suo gruppo di lavoro sta disegnando il quartier generale di un’azienda dell’arredo nella zona del distretto ceramico e della «motorvalley», tra Modena e Reggio Emilia, inserito in un macroprogetto della Regione: una ristrutturazione urbanistica in cui si mette a sistema l’esistente individuando una decina di punti notevoli da valorizzare. Nella vicina Bologna lo studio ha ultimato alcuni anni fa il progetto People Mover, un sistema innovativo di trasporto su nastro, mentre nella capitale della Florida è stata di recente completata una torre residenziale di 64 piani che integra più ecosistemi, una storia emblematica che anticipa uno scenario.
Come possiamo immaginare le città del futuro e quali scelte architettoniche le definiranno?
Oggi l’architettura si interroga su soluzioni ideali in termini di involucro, materiali e impiantistica.
Più di ieri, è d’obbligo ragionare sulla durata dell’oggetto architettonico, quindi fare ricerca sui materiali e sul loro impatto all’interno di filiere di recupero. L’involucro deve essere il più possibile virtuoso, ma non basta.
Il costruito incide sulla CO2 emessa nell’ambiente, quindi ogni progetto deve dare risposte utili a queste esigenze contemporanee.
Gli sviluppi verticali degli edifici sono ancora una soluzione per la carenza di spazio e per il sovraffollamento?
Il principale pregio degli edifici verticali è che hanno un’impronta piccola rispetto al volume che generano, quindi si può avere molto spazio attorno e soprattutto aprono un fronte nevralgico, quello dell’impermeabilizzazione dei suoli. In questo momento storico è necessario coprire con le edificazioni il minor spazio possibile per consentire ai terreni di assorbire l’acqua.
E come si possono gestire al meglio i trasporti in una prospettiva di intermodalità?
Basandoci sul concetto della intermodalità, cioè l’utilizzo combinato di diversi mezzi di trasporto, con People Mover, ideato per il collegamento tra l’aeroporto e la stazione ferroviaria di Bologna, abbiamo subito pensato a uno shuttle elettrico che corresse su di un nastro e che, partendo dal primo entrasse nella città in tangenza rispetto al tessuto urbano. Terminato nel 2019, è sollevato a sette metri dal suolo così da non pesare sul sistema viario ed è alimentato con energia pulita grazie ai pannelli fotovoltaici. Esteticamente abbiamo ripreso le linee dei casali agricoli padani e le inclinazioni geometriche delle torri del centro storico di Bologna. Nei piani futuri, c’è il progetto di un giardino che si estenderà su tutta la sua lunghezza, sotto la «passerella» sopraelevata.
In che modo è possibile un cambiamento della fruizione degli spazi cittadini?
La trasformazione, più che l’aspetto degli edifici, interesserà la loro parte «software»: sistemi infrastrutturali e di movimentazione come semafori intelligenti o gestione smart dell’energia della luce a seconda dell’illuminazione naturale. Un altro cambiamento riguarda sempre di più la percezione di luoghi come il negozio. Esso sta perdendo l’attribuzione di destinazione specializzata per avvicinarsi molto all’entertainment. A Miami il nuovo Brickell Flatiron è una torre residenziale che incorpora aree commerciali e servizi, un ecosistema completo di elementi che si intersecano in una facilità e prossimità delle varie funzioni.
Come si integrano commercio e servizi nel suo progetto per il Nuovo Mercato Ittico di Bologna appena presentato?
Questo è un piccolo edificio che tiene conto di tutti gli elementi della progettazione contemporanea. Ha riutilizzato in parte una struttura esistente e la parte nuova avrà qualità sostenibili: un involucro con cappotto isolante lo renderà virtuoso dal punto di vista ambientale, garantendo un’ottima luminosità interna. Qui verranno portati i materiali ittici, ma ci sarà anche un’apertura al pubblico. All’area commerciale se ne unirà una polifunzionale adattabile per ospitare conferenze, lezioni e showcooking. L’idea è quella che poi diventi un organismo di promozione e condivisione della cultura gastronomica legata al mare e alla pesca.