RONCHI. Il Comune di Ronchi dei Legionari ha deciso di non rinnovare la convenzione con l’asilo nido privato la cui maestra, e legale rappresentante della cooperativa che gestisce la struttura, è finita una quindicina di giorni fa agli arresti domiciliari. La donna è accusata dalla Procura di Gorizia di presunti maltrattamenti ai bambini e frode a danno degli enti pubblici: Regione e Comune stesso. «La convenzione era relativa alla possibilità di fruire di tre posti sulla trentina totale di cui dispone il nido – spiega il sindaco Mauro Benvenuto – ed era in scadenza mercoledì 31 luglio. Abbiamo deciso al momento di non rinnovarla, in via precauzionale». Anche se, come rileva il sindaco, l’amministrazione comunale non ha finora ricevuto alcuna comunicazione formale rispetto alle indagini in corso.
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«Posso solo dire che il tema del rispetto della grammatura dei pasti era emerso a inizio anno in seguito, a quanto ne sappiamo, ai controlli di routine di Asugi – aggiunge il sindaco – ma poi la situazione era stata regolarizzata». Tant’è che la struttura non ha mai sospeso la sua attività, concludendo regolarmente l’anno educativo proprio in questi giorni. «Per quel che riguarda i tre posti convenzionati, che erano tutti occupati, abbiamo già trovato una soluzione alternativa in un’altra struttura per le famiglie coinvolte – aggiunge il sindaco –. Il servizio non viene quindi interrotto per queste tre famiglie. Come amministrazione non posso, perché non ne sono in possesso, in quanto la struttura è privata, fornire invece indicazioni sulla ripresa dell’attività a settembre di quell’asilo nido».
La vicenda, comunque, a Ronchi diventa pure un caso politico. Con alcuni esponenti dell’opposizione in Consiglio comunale che chiedono conto dei rapporti con la cooperativa e delle intenzioni future al sindaco Benvenuto e all’assessore all’Istruzione Monica Carta. Con un’interrogazione urgente, ai sensi dell’articolo 21 del Regolamento dell’aula, Massimo Di Bert, Alessandra Marocco, Vincenzo Borgia e Paola Conte, «alla luce dei fatti, chiedono se siano state attuate tutte le procedure per garantire la prosecuzione del servizio o ogni altro cambiamento avvenuto in seguito a tale eclatante episodio». Domande cui il sindaco quindi già, indirettamente, fornisce in queste ultime ore una risposta.
«Ma vorremmo anche sapere – sottolineano i quattro consiglieri della minoranza – se l’amministrazione comunale abbia accertato che la cooperativa abbia attuato i meccanismi della legge 231 del 2001 in tema di responsabilità aggiuntiva della persona giuridica coinvolta, al fine di dissociare il proprio comportamento rispetto a quello della sua legale rappresentante. Adempimento, questo, imprescindibilmente necessario per seguitare il regolare corso della convenzione in essere». E, ancora, viene chiesto al primo cittadino e all’assessore all’Istruzione se «la municipalità ronchese abbia intenzione di costituirsi parte civile contro la cooperativa per il grave danno reputazionale arrecato alla città con questa vicenda».
L’interrogazione delle opposizioni, va anche detto, mette in luce come l’episodio segua quello del febbraio scorso, contrassegnato dalla misura cautelare nei confronti di due maestre di una scuola dell’infanzia per presunti maltrattamenti ai danni di una bambina disabile.
Alla maestra del nido privato viene addebitato dai Nas dei Carabinieri di Udine, che hanno condotto quattro mesi di indagini avvalendosi anche di cimici e telecamere segretamente piazzate nella struttura, d’aver fatto «figurare una fornitura di pasti in quantità superiore rispetto a quelli realmente somministrati» ai piccoli, una ventina, iscritti al nido privato. Oltre ad alcuni episodi di maltrattamenti perlopiù verbali: grida, bruschi richiami e, in qualche caso, l’isolamento a scopo “correttivo” in una stanzetta, un antibagno privo di finestra.