“Un artista. Una persona vulnerabile. La vulnerabilità è necessaria, la parte di te che soffre ti rende più umano. Mi piego come il giunco ma non mi spezzo. Però non significa che sia facile colpire i miei punti deboli”. Così Gianluca Grignani si descrive a Il Corriere della Sera. Un uomo, un artista al momento “nella direzione giusta”. Ci sono tanti elementi e aneddoti interessanti nella autobiografia “ Residui di rock‘n’roll”. Anzitutto dalla famiglia con una mamma che lo voleva “duro come il cuoio” e il padre con cui ha fatto pace (“ha commesso molti errori, per egoismo, non aveva le attenzioni”).
In amore è stato sempre vivace: “Avventure ne ho avute tante, però sono ancora qui. Niente e nessuna si ferma con me. Le astuzie delle donne mi annoiano, le vedo tutte e mi allontano. In apparenza resto gentile, un signore, ma in realtà sono già scappato. Una donna per me deve essere sincera, diretta, non nascondermi le cavolate, tanto ti becco subito. Essere rock‘n’roll”.
I colleghi “erano invidiosi di me” ha affermato. Poi l’incontro con un grande artista: “Lucio Dalla è stato il migliore amico che ho avuto in questo ambiente. La prima volta che andai a casa sua, entrando in soggiorno non vidi nessuno. Poi mi accorsi che mi stava scrutando da dietro una poltrona. Mi spiegava: ‘La libertà è un lavoro difficile’. Una volta telefonò a casa per invitarmi in barca, rispose mia madre: ‘La ammiriamo tanto, signor Dalla, ma mio figlio non è il tipo’. Quando Lucio me l’ha raccontato ci abbiamo riso un quarto d’ora”.
E poi l’incontro con Califano: “Franco mi aveva adottato. Diceva: ‘In Italia c’è un fijo de na mign…a peggio de me, è Gianluca Grignani’. L’ho preso come un complimento”.
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