IVREA. Quando i vostri figli arrivano a casa con il sorriso stampato in volto e la voglia di ritornare, qualche giorno dopo, nuovamente ad allenarsi con i loro amici e compagni di squadra, allora dovrete essere felici e soddisfatti perché vostro figlio ha raggiunto il suo scopo ed ha vinto. Questa frase è il mantra che Pietro Sardaro, 77 anni di Ivrea, dice sempre ai genitori dei ragazzi per raccontare che cosa sia per lui il calcio. Quale sia la visione più bella, più pura di questo sport, al di là del risultato, degli schemi di gioco, della tattica e dell'intensità che si devono mettere in campo e in allenamento.
Sardaro fa l'allenatore da quarant'anni esatti e, durante la sua lunga carriera, sempre di settore giovanile, ha avuto la fortuna anche di scoprire allenando anche alcuni campioni che poi hanno indossato la maglia dell'Ivrea, facendone la fortuna, come ad esempio Bergantin, Stocco, Bonicatto e Bisio, come afferma: «Il 10 settembre 1963 ho giocato la mia prima partita all'Ivrea nella categoria Nag (il livello ora della scuola calcio). Poi qualche anno dopo sono passato al Cossano, in Seconda categoria, prima di appendere gli scarpini al chiodo. Dal 1983 indosso la tuta di allenatore di settore giovanile, ambiente che mi ha sempre regalato soddisfazioni. Il mio primo club è stato il Banchette dell'allora presidente Bianco - ricorda Sardaro – poi nel corso degli anni ho allenato anche al Pavone, l'Ivrea, in serie D femminile l'allora Bellavista, vincendo anche il campionato di serie D nella stagione 2001/2002, prima di passare nuovamente al settore giovanile maschile guidando i canarini Bellavista, dove abbiamo vinto il trofeo Memorial Massimo Vacchieri di Rivarolo. In seguito sono poi passato al Loranzè, Samone e Bollengo, prima di tornare all'Ivrea, nel frattempo divenuta Ivrea Montalto di Gianni Pellegrini, diventata anche Juve Academy. Ho dovuto fare il corso Sfera per poter allenare le Academy Juve, e quello che sto per iniziare con l'Ivrea, è l'undicesimo anno consecutivo con gli arancioni – racconta ancora Sardaro. L'obiettivo è sempre quello prima di tutto di divertirsi. In questi anni il calcio è cambiato moltissimo. Sia la metodologia di allenamento sia gli obiettivi da raggiungere. È tutto più esasperato. Ma una cosa è rimasta come allora, o meglio, deve continuare a rimanere: la voglia prima di tutto di divertirsi sul rettangolo di gioco e fare gruppo nello spogliatoio».