«Sugli impianti bisogna essere seri, e Brichese è una persona seria». Renato Boraso presentava così il titolare della Tecnofon Srl, ditta specializzata in impianti elettrici che giusto ad aprile ha compiuto 30 anni, traguardo raggiunto con 50 dipendenti e cinque milioni di fatturato.
Sede a Campalto, dal 2018 a oggi si è aggiudicata 12 appalti da parte di Comune, Città metropolitana e relative partecipate; e in appena cinque mesi di intercettazioni della Guardia di finanza è stato possibile registrare l’intercessione dell’assessore a favore dell’amico in almeno sei procedure: la residenza anziani di via Vallenari (un milione), la ristrutturazione dell’ex Emeroteca di Mestre (circa un milione e mezzo), il revamping del liceo Morin (quasi 370 mila euro), l’adeguamento antincendio dell'istituto Panciotti, il rinnovo dell’illuminazione negli edifici pubblici veneziani (circa 205 milioni), la riqualificazione dell’ex casermetta napoleonica di Forte Marghera (oltre tre milioni).
Ma proprio mentre discuteva per ottenere quest’ultimo bando - che per gli impianti valeva poco, all’incirca 200 mila euro - a Brichese era stata anticipata da un dirigente di Avm anche una partita prossima più interessante, quella per la trasformazione del deposito mezzi di via Martiri della libertà, due milioni di euro perché «per alimentare tutti i bus elettrici ci piacerebbe fare una gara con l’albo fornitori, quindi non aperta».
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Boraso e Brichese avevano un rapporto che, per i pm, andava ben più indietro negli anni; la prova è quel «contrattino di consulenza» che la Tecnofon aveva firmato alla Stella Consulting e che assicurava 10 mila euro all’anno al titolare della Mobilità, più una percentuale variabile sugli appalti «portati a casa». Una soluzione che Brichese approvava: «Tu perdi tempo, è un lavoro». E allora, fissate le regole del gioco, Boraso non esitava a proporre le gare, l’imprenditore invece non si faceva remore a domandare il suo intervento, sia nelle prime fasi («Hai letto quel “libro su Napoleone”?»), sia quando le cose non andavano come voleva: «Se hai qualcuno da fargli una telefonata, bisogna che la gente si caghi addosso!».
Non serviva ripeterlo: contro chi si era aggiudicato i lavori al posto della Tecnofon Boraso provava a scagliare lo Spisal o i controlli comunali, anche a costo di tempestare gli uffici di mail «riservate». La rete di contatti di Brichese aveva convinto la Procura a chiedere per lui il carcere, il giudice ha concesso i domiciliari. Domani l’impiantista sarà uno tra gli unici due arrestati a non ricorrere al Riesame.