Siamo arrivati alle liste di proscrizione, oltretutto tagliandole su misura ai propri interessi. Senza rendersi conto di confermare esattamente il contenuto del rapporto Ue sullo stato di diritto e del report del consorzio europeo Media Freedom Rapid Response, due testi che strumentalmente qualcuno ha finito perfino per rappresentare come uno solo, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni da una parte e la stampa più vicina al governo dall’altra mettono all’indice Il Fatto Quotidiano e la collega Martina Castigliani e altri tre giornaliste e giornalisti, bollandoli come “anti-Meloni”.
Un modus operandi che, ancora una volta, richiama periodi storici dai quali diversi esponenti di governo, con grandi difficoltà e diversi tentennamenti, dicono di prendere le distanze e considerano morti e sepolti, lasciandosi poi spesso andare a fastidiosi rigurgiti. Si rassegnino: le redazioni de Il Fatto Quotidiano e de Ilfattoquotidiano.it continueranno a svolgere il proprio mestiere scrivendo ciò che ritengono sia loro diritto e dovere raccontare.
Vale solo la pena ricordare due cose semplici. Alla presidente del Consiglio che ha attaccato la nostra testata bollandola come “stakeholder”: perseguiamo un solo e unico interesse, informare i lettori. Ai media che questa mattina hanno dedicato ampio spazio alla collega, alle altre giornaliste e agli altri giornalisti: hanno partecipato a un semplice incontro con il consorzio europeo Media Freedom Rapid Response, così trasparente che i loro nomi sono pubblicati nello stesso report. Sarebbe bastato leggere l’intero rapporto – e riportarlo correttamente – per rendersi conto di quanto non ci siano i “giornalisti anti-Meloni dietro il report Europeo”. Oltre agli 11 cronisti di altrettante testate, infatti, sono stati ascoltati altri 26 rappresentanti istituzionali, compresi ben 6 membri dell’Agcom.
Senza considerare che, ancor prima di stilare il rapporto, Media Freedom Rapid Response – di cui fa parte anche la Federazione europea dei giornalisti, quindi l’Ordine – aveva fatto presente di aver ricevuto un rifiuto da parte di esponenti del governo agli incontri richiesti. Tra loro, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il suo vice Francesco Paolo Sisto, il sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini e la presidente della commissione Giustizia in Senato Giulia Bongiorno.
Sottrarsi al confronto per poi attaccare chi esercita il diritto di critica è ormai una cifra di questa maggioranza: una scelta che non ha fermato né fermerà mai il diritto-dovere dei giornalisti di raccontare e denunciare. Alla collega Martina Castigliani, alle altre giornaliste e giornalisti finiti nel mirino per aver svolto in totale trasparenza il loro lavoro va la nostra solidarietà.
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