ZAGABRIA. Uno dei fiumi più belli dei Balcani, nonché un parco nazionale in Bosnia-Erzegovina, rischia ora di essere deturpato fin dalla sua sorgente. Il fiume Una – che sgorga a Donja Suvaja, nei pressi di Gracac in Croazia, non lontano dal confine croato-bosniaco, e che scorre poi per circa 200 km fino a confluire nella Sava – è da qualche giorno al centro di una polemica internazionale, ovvero da quando un investitore privato ha cominciato a costruire una mini centrale idroelettrica proprio sulla fonte del fiume.
Sono stati gli stessi abitanti del luogo ad attirare l’attenzione della stampa e delle autorità, dopo che nella località dove nasce il fiume – un luogo dichiarato “monumento naturale idrologico” nel 1968 – sono arrivate a metà luglio delle ruspe che hanno cominciato a scavare, lasciando i residenti senz’acqua per un paio di giorni. «Dalla sorgente al parco nazionale in Bosnia-Erzegovina ci sono appena tre chilometri», ha detto Stefan Vojnovic, un abitante del villaggio di Srb adiacente alla fonte, «stiamo parlando di un’area protetta “Natura 2000”. La sorgente dell’Una è profonda 248 metri, la quinta più profonda del mondo. Insomma, questo progetto va interrotto subito». Stando a quanto riportato dalla stampa locale, l’autorizzazione per costruire una mini centrale idroelettrica sarebbe stata rilasciata nel 2013. Tuttavia, da allora le normative sono cambiate, nota Klimatski Portal: «Nel 2014 è entrato in vigore il nuovo Regolamento sulla valutazione dell’impatto ambientale e da allora tutte le tipologie di centrali idroelettriche necessitano di uno studio di impatto ambientale», cosa che in questo caso non è stata fatta. Inoltre, dal 2019 l’area è protetta ulteriormente come parte della rete Natura 2000. Insomma, secondo gli ambientalisti, i permessi ottenuti non sarebbero più validi.
Per il momento però le autorità croate tacciono e i lavori vanno avanti. Ma non è tutto. C’è infatti una dimensione internazionale del problema che negli ultimi giorni ha assunto un rilievo sempre maggiore. «Questo è un esempio da manuale di come non fare le cose. È il tipico atteggiamento arrogante e inaccettabile nei confronti di uno dei fiumi più belli e biologicamente preziosi della regione», ha detto al portale Mondo.ba il presidente dell’associazione ambientalista bosniaca “Green Team”, Mario Crnkovic, secondo cui «i danni alla sorgente sono già visibili». Alle manifestazioni che si sono susseguite nelle tre ultime settimane nei pressi della fonte hanno partecipato attivisti croati e bosniaci assieme, e da qualche giorno anche le autorità bosniache sono scese in campo. Venerdì scorso, il ministero dell’Ambiente e del Turismo della Federazione (l’entità croato-musulmana della Bosnia-Erzegovina) ha chiesto spiegazioni a Zagabria riguardo alla costruzione della centrale idroelettrica. Il sospetto, dice il ministero, è che la Croazia «deliberatamente o meno, non abbia effettuato la procedura di valutazione dell’impatto ambientale in un contesto transfrontaliero, che in questo caso era d’obbligo». «Stiamo aspettando una risposta», si legge nel comunicato del ministero bosniaco.
Il giorno prima, anche il Ministero dell’Ambiente della Republika Srpska (l’altra entità bosniaca, a maggioranza serba), ha reagito chiedendo la sospensione dei lavori. L’Una scorre infatti anche nel territorio della Rs, dove è protetto come parco naturale.
«La costruzione di una centrale idroelettrica alla sorgente del fiume Una è una questione di sicurezza nazionale. Se qualcuno controlla la fonte dell’acqua, controlla la vita delle persone. È inammissibile che la costruzione di una centrale idroelettrica avvenga in quella zona, perché comporterà la perdita di acqua per gli abitanti di quell’area», ha dichiarato il deputato croato Zvonimir Troskot (Most, all’opposizione), assicurando che prenderà tutte le misure necessarie per fermare la costruzione denunciando quello che considera «un ecocidio».g.v.